Migranti, la Corte costituzionale albanese sospende l'accordo con l'Italia

La maggioranza del premier Rama ne aveva previsto l'approvazione nella sessione parlamentare di giovedì. Secondo i ricorsi presentati alla Corte, esso viola la Costituzione albanese e le convenzioni internazionali

Migranti, la Corte costituzionale albanese sospende l'accordo con l'Italia
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L’Alta corte dell’Albania ha sospeso la ratifica dell’accordo siglato dai premier Giorgia Meloni e Edi Rama per la creazione nel Paese di centri per i migranti a gestione italiana, accogliendo i due ricorsi presentati separatamente dal Partito democratico di Luzilm Basha, formazione di opposizione, e da 28 deputati schierati a fianco dell’ex primo ministro di centrodestra Sali Berisha. La maggioranza di governo socialista aveva previsto l’approvazione del documento nella sessione parlamentare di giovedì 14 dicembre. Fonti di Palazzo Chigi hanno spiegato di non voler commentare questo sviluppo, essendo una sentenza di un tribunale costituzionale di un Paese terzo, ma hanno anche sottolineato di non avere preoccupazioni su un possibile ritardo della messa in campo del memorandum.

Il presidente della corte albanese Holta Zacaj ha dichiarato che questa decisione è stata immediatamente comunicata al parlamento di Tirana, obbligandolo a interrompere la procedura di ratifica. Nelle accuse presentate dall’opposizione si sostiene che l’intesa con Roma viola la Costituzione del Paese e le convenzioni internazionali alle quali l’Albania attualmente aderisce. I ricorsi saranno esaminati il 18 gennaio 2024 e i giudici avranno un tempo massimo di tre mesi per emettere una sentenza.

Il protocollo aveva ricevuto il via libera dell’esecutivo italiano il 5 dicembre, ad un mese esatto dalla sua sottoscrizione da parte dei due capi di governo a Palazzo Chigi. Esso prevede la realizzazione di una struttura nel porto di Shengjin, dove approderanno i migranti, e di un’altra a Gjader, 20 chilometri nell'entroterra del Paese. La seconda sarà quella dedicata all’accertamento dei presupposti per la protezione internazionale e per il rimpatrio di coloro che non hanno diritto a entrare nel nostro Paese. Entrambe le strutture e il personale impiegato saranno completamente a carico dell’Italia e potranno ospitare un massimo di 3mila persone alla volta.

L’intesa aveva anche ottenuto il supporto di Bruxelles. Nelle sue valutazioni preliminari, infatti, la Commissione europea aveva stabilito a metà novembre che esso non presentava violazioni del diritto comunitario. Una posizione, questa, ribadita anche da Ursula von der Leyen in una lettera del 13 dicembre inviata agli Stati membri dell’Unione, in vista del vertice dei 27 sullo stato di attuazione del tema migrazione previsto per giovedì 14 e venerdì 15. “Abbiamo anche assistito a importanti iniziative promosse dagli Stati membri, come l'accordo operativo tra Italia e Albania” ha scritto il presidente della Commissione.

Questo è un esempio di pensiero fuori dagli schemi, basato su un'equa condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi e in linea con gli obblighi previsti dal diritto comunitario e internazionale”.

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