La stanza di Feltri

La Polonia e il tabù delle armi in Ucraina

Caro Guido, la scelta di Varsavia, uno dei fondamentali sostenitori di Kiev contro Mosca, di sospendere la fornitura di armi all'Ucraina è, in effetti, una variante inaspettata

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La Polonia e il tabù delle armi in Ucraina

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Direttore Feltri, se in un primo momento sono stato favorevole all'invio di armi all'Ucraina perché potesse difendersi dall'aggressione militare da parte della Russia, oggi sono del tutto scettico al riguardo, dato che questa scelta di sostenere militarmente, anche se in maniera indiretta, l'Ucraina non ci ha condotti verso la pace, anzi, sembra che ce ne abbia allontanati ancora di più: ormai pare che più armiamo Kiev e più la possibilità che il conflitto finisca diviene una chimera. Per questo guardo con favore alla decisione della Polonia di interrompere questo circolo vizioso, cioè di porre termine alla fornitura di armamenti al vicino Stato in subbuglio. Lei cosa ne pensa? È d'accordo con me, insomma questo cambio di passo coraggioso potrebbe piano piano sfociare nell'armistizio?

Guido

Caro Guido, la scelta di Varsavia, uno dei fondamentali sostenitori di Kiev contro Mosca, di sospendere la fornitura di armi all'Ucraina è, in effetti, una variante inaspettata che potrebbe segnare le sorti del conflitto, inducendo altre Nazioni ad un cambio di passo, ovvero altri Stati potrebbero seguire le orme della Polonia e compiere la medesima opportunistica decisione. Attenzione, ho detto opportunistica senza intendere con ciò esprimere un giudizio di valore in merito. Ad ogni modo, quantunque all'interno dei Paesi occidentali che si sono schierati a sostegno di Kiev sia montato il malcontento da parte dell'opinione pubblica in quanto stiamo pagando tutti le conseguenze economiche di una guerra lunga e logorante che ci ha ormai stancati, questa tipologia di supporto al Paese che ha subito un attacco militare è considerata dalla comunità internazionale necessaria e sarà arduo che i governi vi rinuncino poiché sarebbe ritenuto questo un atto di abbandono nei confronti di una Nazione in difficoltà e vittima di una invasione armata. Per molti sarebbe un po' come consegnare Kiev al suo nemico, ovvero a Putin. Eppure la Polonia ha affermato un principio che altri avranno la forza adesso di proclamare: uno Stato sovrano deve pensare anche e soprattutto al bene dei suoi cittadini. Va bene la solidarietà, giusta e doverosa, ma quando l'applicazione protratta di tale generosità verso l'esterno mina l'economia e l'ordine interni nonché gli interessi finanziari di ampie categorie di persone senza produrre alcun beneficio, ossia senza generare la pace bensì solo un inasprimento ulteriore della belligeranza, è opportuno allora che determinate risoluzioni vengano riviste e rivalutate e modificate se è il caso. Zelensky seguita a chiedere a tutti noi aerei da combattimento e armamenti di vario tipo per fronteggiare la Russia e noi seguitiamo, da parte nostra, a inviare e inviare di tutto in Ucraina. Forse dovremmo fare un serio bilancio per tentare di comprendere come possiamo adoperarci al meglio per la pace. Siamo certi che mandare bombe a Kiev fermerà la guerra? O stiamo forse contribuendo a fare più morti? Siamo certi di non stare sbagliando qualcosa? Ad oggi l'Occidente non ha fatto altro che acuire lo scontro e chiunque metta in discussione l'invio di armi viene stigmatizzato e silenziato, c'è una sorta di veto o tabù su questo argomento, mentre io penso che sia necessario parlarne. La Polonia ha dimostrato che si può prendere un'altra via e ha aperto in qualche modo la strada. In verità questa tensione tra Varsavia e Kiev nasce dalla questione del grano: Varsavia ha imposto il divieto di introdurre quello ucraino per salvaguardare i propri agricoltori e questo ha indispettito Kiev e il fatto che abbia indispettito Kiev ha a sua volta indispettito Varsavia, come succede di solito nelle faccende diplomatiche, fatto sta che la Polonia ha infine annunciato di interrompere la fornitura di armi perché deve «occuparsi della propria difesa». Un bel casino, sì.

Ma forse che questo evento possa innescare un meccanismo virtuoso, ovvero una serie di altri eventi, che agevoli piano piano le trattative di pace tra Kiev e Mosca? Non lo escluderei a priori.

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