Coronavirus

Gli 007 a caccia dell'origine dell'epidemia

Un team di medici ricostruisce l'iter del contagio grazie al super algoritmo

Gli 007 a caccia dell'origine dell'epidemia

Lavorano giorno e notte, in una corsa contro il tempo che nemmeno le serie tv americane. Gli 007 anti Coronavirus sono a caccia del paziente zero da venerdì scorso. Contattano le persone vicine ai contagiati. Se serve le svegliano nel cuore della notte e le prelevano dal letto di casa con l'ambulanza, come nel caso del primo sospettato di Fiorenzuola d'Arda che solo dopo test ed esame degli anticorpi si è rivelato «inutile» alle indagini.

Seguono piste, scartano ipotesi, ricominciano tutto daccapo. In una corsa contro il tempo che ha un solo scopo: arrivare prima del virus e stringere il più possibile la cerchia degli infetti.

La squadra è coordinata da Marino Faccini, responsabile del dipartimento di malattie infettive dell'Asl di Milano. Se c'è da partire per Vicenza, per intervistare l'agricoltore sospettato, un pool di investigatori parte in una manciata di secondi. Se c'è da spostarsi immediatamente nel lodigiano lo fa. Così come se c'è da capire le relazioni della 17enne positiva ai test o capire la rete che si è sviluppata attorno al bar veneto frequentato da una delle vittime dell'infezione.

Gli uomini a caccia della mappa del contagio sono gli stessi che nel 2018 hanno arginato l'emergenza legionella a Milano e che nel 2017 sono riusciti a stoppare l'epidemia di meningite in Lombardia ed Emilia che sembrava colpire soggetti senza alcun collegamento tra loro. Anche in questo caso il team, composto da una ventina di persone, cerca di seguire quel filo invisibile che unisce un paziente contagiato a un altro, che cerca di risolvere un puzzle impossibile da completare in poche mosse. Se chi è contagiato può parlare, gli si chiede di ricostruire ogni suo percorso, ogni suo contatto, anche apparentemente insignificante o «delicato» da confessare. Altrimenti lo si fa con l'aiuto delle persone a lui vicine. E anche con telefonini e social, che aiutano a risvegliare i ricordi sugli spostamenti delle scorse settimane. A volte ci sono indizi evidenti, altre volte, quando gli intervistati non conoscono nessuno che sia tornato dalla Cina o abbia amici là, ci si attacca a piccoli lumicini. Oltre alle interviste a tappeto, c'è il super algoritmo creato su misura per l'emergenza Coronavirus. Gestisce e incrocia i dati cercando di definire la mappa esatta del chi-ha-contagiato-chi.

Al lavoro ci sono matematici, fisici, equipe mediche, sanitari e tecnici della protezione civile.

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