L'ultima minaccia di Napolitano: "Darò ancora il mio contributo"

Alle 10 firmerà il documento per l'addio, alle 12 la cerimonia ufficiale nel cortile

L'ultima minaccia di Napolitano: "Darò ancora il mio contributo"

RomaE che farà adesso? «Passeggerò». Chissà, magari è proprio così, dopo l'abdicazione avrà più tempo, forse farà davvero qualche camminata in più. Ma Giorgio Napolitano non andrà ai giardinetti, non farà il pensionato, non si siederà su una panchina, non si dedicherà agli studi e alle riflessioni. Scordatevi Ratzinger, cancellate il Cossiga silente dopo l'addio al Colle. «Darò ancora il mio contributo, resterò vicino agli sforzi degli italiani», promette infatti il capo dello Stato uscente. «Continuerà a fare sentire la sua voce. Sarà un grande servitore del Paese anche come senatore a vita», spiega Matteo Renzi. Sarà un ex ingombrante. Si iscriverà al gruppo misto e non al Pd, interverrà, parlerà di riforme e tra qualche giorno dal suo scranno parlamentare voterà pure l'Italicum e per il nuovo capo dello Stato.

La sua second life sta per cominciare. Stuzzichini, pollo piccante e un dolce a forma di Colosseo glassato. La festa è pronta, il macellaio del rione Monti ha organizzato tutto e la signora Clio ha già fatto un sopralluogo nell'appartamento di via dei Serpenti. Sulla piazza, di fronte al Quirinale, una bambina lo ferma e gli chiede se è contento di tornare a casa. Lui sorride. «Certo che sono contento, il momento è arrivato. Qui si sta bene, è tutto molto bello, ma è un po' come una prigione. Si sta troppo chiusi, si esce poco».

Una prigione, e in questa parola c'è tutto il sollievo per una decisione non più rimandabile dopo nove anni, per il peso dell'età e degli acciacchi e il progressivo venir meno del motivo politico della sua clamorosa rielezione, un paio d'anni fa. Adesso dal suo punto di vista la situazione politica si è stabilizzata, quantomeno non sta franando tutto, e le riforme sono avviate.

Certo, c'è ancora parecchio da fare, come dice in uno degli ultimi messaggi. «Mi auguro che il Paese sia unito e sereno. Viviamo in un mondo molto difficile, abbiamo visto cosa è successo in Francia. Siamo incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Parigi però, insomma, sempre attenti a stare in guardia e a non fare allarmismo, dobbiamo essere consapevoli, pur nella libertà di discussione politica e di dialettica parlamentare, della necessità che l'Italia sappia ritrovare, di fronte alle questioni decisive e nei momenti più critici, la sua fondamentale unità».

Ieri i saluti, oggi la cerimonia dell'addio. Alle dieci andrà nello studio alla Vetrata, quello delle consultazioni e degli incontri ufficiali, e firmerà un documento di due righe. Una copia verrà messa agli atti, le altre le consegnerà il segretario generale Donato Marra «per le vie brevi», cioè personalmente, a Grasso, Boldrini e Renzi. Dopo un atto ricognitivo, il governo farà pubblicare il decreto sulla Gazzetta Ufficiale.

A mezzogiorno Napolitano scenderà nel cortile dove un reparto renderà gli onori militari e suonerà l'Inno di Mameli e il comandante dei corazzieri gli consegnerà lo stendardo presidenziale. A quel punto Re Giorgio lascerà «la prigione».

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