Politica

I sindacati difendono solo i privilegi

Sull'abolizione dell'art. 18 Renzi ha ragione. Cgil, Cisl e UIl sono rimaste ancora agli anni Cinquanta

I sindacati difendono solo i privilegi

Caro Renzi, quando ti diverti a far le caricature al sindacato e ai sindacalisti, dipingendoci tutti alla stessa maniera, stai interpretando il peggio della politica che volevi rottamare. Potrei divertirmi pure io a dire che voi politici di professione siete tutti uguali: ladri, parassiti, ammanicati con i poteri forti, corrotti e collusi. Potrei raccontarti di quando anni fa noi giovani del sindacato rivendicavamo tutele e diritti per i precari e tu e tutta la politica non muovevate un dito. Noi della Fim il 30 settembre verremo sotto il tuo palazzo, insieme con le vittime della crisi, a darti una sveglia a te e alla politica. Il lavoro e l'industria rischiano di sparire.

Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl - responsabile settore Fiat

 

Caro Uliano,

poiché Renzi è un po' troppo indaffarato, rispondo io per lui, benché non autorizzato. Naturalmente non parlo a nome suo, ma mio. E le dico subito che capisco i motivi delle sue lagnanze. La situazione economica italiana è pessima e pesa su tutto, anche sulle fabbriche. Non è il caso di ripetere le solite cose arcinote. Ma che c'entra Renzi, che è arrivato da sei mesi sulla scena politica e ha trovato soltanto macerie? Suvvia, caro Uliano. Non sono i sindacati, difendendo l'indifendibile, che riusciranno a salvare la baracca nazionale in balia dei mercati impazziti, dell'euro germanico, della Merkel signora e padrona dell'Europa, nonché afflitta dalla concorrenza indiana e orientale.

Come può essere così ingenuo, lei, da pretendere dal presidente del Consiglio che risolva con un colpo di bacchetta magica i problemi del nostro Paese sgangherato, rovinato sì da una politica trentennale, affidata a uomini inetti e superficiali, ma anche da sindacati paleolitici, incapaci di comprendere la realtà mutante e di fronteggiarla con mezzi adeguati? Da mezzo secolo, voi della Cisl, come del resto i vostri colleghi della Cgil e della Uil, vi scagliate contro gli imprenditori (molti dei quali censurabili), organizzate scioperi inutili e dannosi (quelli generali in particolare), difendete i fannulloni, i boicottatori e gli assenteisti. Siete altresì animati da odio sociale, considerate i titolari delle partite Iva come ladri ed evasori fiscali, avete in antipatia i commercianti e gli artigiani.

Siete rimasti mentalmente agli anni Cinquanta, quando per campare bisognava ubbidire al padrone, pena il licenziamento. Avete la convinzione che l'imprenditore sia il vostro nemico. Insomma, non capite che il mondo è cambiato. Combattere il datore di lavoro di questi tempi è un'idiozia, un'insensatezza, un suicidio. Attualmente ciò che conta è l'occupazione (in costante calo) e colui che intraprende è l'unico che la può creare. Ma, invece di aiutarlo a rendere l'azienda florida e competitiva, voi gli fate la guerra. Vi sembra un'iniziativa intelligente o non, piuttosto, una cretinata controproducente?

Lei, caro Uliano, si scaglia - sicuramente in buona fede, però con sprovvedutezza - contro Sergio Marchionne, accusandolo di avere ridimensionato gli opifici della Fiat. Si rende conto che la scelta dell'amministratore delegato della casa automobilistica torinese non aveva alternative se non la chiusura totale degli stabilimenti, nei quali - specialmente al Sud - in occasione delle partite di calcio della Nazionale si registravano punte di assenteismo tali da stabilire dei record mondiali? Come può, signor segretario, attaccare Marchionne e assolvere e proteggere le maestranze che, infischiandosene della produttività indispensabile per far quadrare i conti, preferivano gli incontri di football in tv all'impegno presso le catene di montaggio?

Lo so. È faticoso sgobbare sul pezzo (sgobbo anch'io che ho l'età del dattero: la macchina per scrivere non è rilassante), ma se sei uno scansafatiche non pretendi la paga, perché non te la sei guadagnata; al massimo aspiri alla cassa integrazione. Di questo si tratta. La Fiat per sopravvivere ha abbandonato l'Italia dei lazzaroni sindacalizzati e si è trasferita in America, in Polonia e in Serbia dove prestare manodopera è considerata una benedizione e non una maledizione.

Chi ha un posto, ora è un fortunello, non uno sfigato. Se non è in grado di tenerselo, la colpa è sua, non di Marchionne. Il quale fa il suo mestiere, consapevole che se l'azienda non macina profitti è da chiudere. Con tanti saluti ai dipendenti.

Ma come potete non sapere che il mercato non è uno stato d'animo, ma un dato di fatto, ignorando il quale addio busta paga, addio mantenimento della famiglia, addio rate del mutuo, addio benessere? Una volta il sindacato era per il progresso; adesso è per la conservazione di privilegi insostenibili con certi chiari di luna. E voi sindacalisti o vi rassegnate a prendere atto del disastro economico in atto oppure siete destinati a perire, superati dagli eventi drammatici di cui siamo vittime.

Piantatela di fare discorsi nostalgici e romantici. Smettetela di andare sempre alla ricerca di un capro espiatorio. Renzi ha tanti difetti. Non è un dio in terra. Ma non è neanche l'artefice del disastro in cui siamo immersi. Se egli vuole abolire l'articolo 18, compie soltanto la metà del suo dovere: questa legge andava cancellata vent'anni orsono. Il premier in carica è stato messo sotto tiro perfino dal Corriere della Sera: segno che ha ragione lui. Se anche voi della Cisl vi schierate dalla parte dei proprietari della storica testata - banchieri, finanzieri, industriali - vuol dire che, oltre a essere conservatori quanto loro, siete addirittura reazionari.

Non vi chiedo di fare marcia indietro, ma state almeno fermi, evitando di creare altri guai.

Ne avete già combinati abbastanza.

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