Economia

Alla Ducati modello tedesco: si lavora anche la domenica

Nell'azienda bolognese rilevata dall'Audi passa un accordo che rivoluziona gli orari e aumenta la paga. E i sindacati danno l'ok

Alla Ducati modello tedesco: si lavora anche la domenica

a Borgo Panigale (Bologna) - Vincenzo Bellacosa alza la testa dalla piastra elettronica e sorride. Lavora in Ducati dal 1999, ha girato vari reparti, ora è programmatore nel settore industrializzazione e nuovi prodotti: da lui sono passati il nuovo Scrambler che viene presentato martedì a Colonia e le due nuove moto da svelare all'Eicma milanese di novembre. Favorevole al nuovo orario di lavoro? «Certo. Un po' di flessibilità e qualche sacrificio sabato e domenica valgono il consolidamento dell'azienda». L'accordo è stato votato da tutte le tre sigle sindacali, in testa la Fiom che nei capannoni alle porte di Bologna conta il 50 per cento di aderenti, e confermato in un referendum dal 71 per cento delle tute blu. Che qui, in realtà, bisognerebbe chiamare magliette rosse.

Il patto è rivoluzionario. Per la prima volta in Italia un'azienda metalmeccanica organizza la settimana lavorativa in 21 turni. Da mercoledì 1 ottobre si lavora tre giorni e si sta a casa due, poi altri tre (in un turno diverso) e due a casa, e avanti. Oggi si fanno 40 ore settimanali, con il nuovo orario saranno in media 30 (i turni restano di otto ore) ma la busta paga non cambia, anzi aumenta di circa 100 euro al mese perché incorpora le indennità legate a feste e notturni. In un anno si viene in fabbrica 187 volte invece che 225: più tempo libero e meno spese di carburante. Come rivela l'amministratore delegato Claudio Domenicali, è già partita la trattativa per condividere ogni successivo miglioramento dell'efficienza aziendale. E sono in corso i colloqui per 13 nuove assunzioni.

Dopo aver demolito i record delle superbike, la Ducati abbatte il tabù del lavoro festivo. L'azienda sfrutterà meglio gli impianti (nel 2014, dice Domenicali, il piano di investimenti supera i 60 milioni di euro) mantenendo in Italia il cuore della produzione: i mitici motori bicilindrici a distribuzione desmodromica. Anche le linee robotizzate sono presidiate per controllare la qualità, spiega Pietro Palma, direttore del reparto lavorazioni meccaniche.

Qualità, efficienza, internazionalizzazione. L'arrivo, due anni fa dei tedeschi di Audi (gruppo Volkswagen), ha impresso una svolta alla «rossa» a due ruote. «Abbiamo un'azienda sana che vogliamo continuamente migliorare - dice l'ingegner Domenicali - Le nuove filiali commerciali in India e Brasile si aggiungono alla novantina di Paesi in cui siamo presenti. Il forte investimento in ricerca e sviluppo, mai venuto meno nei momenti di crisi, ci consente di offrire mezzi innovativi e dal design sofisticato. Ora si aggiunge una grande attenzione all'efficienza globale dell'azienda. Poter utilizzare gli impianti 7 giorni invece che 5 ci rende più competitivi».

I tedeschi, grandi pianificatori, hanno portato il loro metodo nelle relazioni industriali: la corresponsabilità tra azienda e lavoratori invece che la contrapposizione sindacale contro i padroni. La trattativa sul nuovo orario è durata oltre un anno, all'inizio i duri della Fiom avevano scomodato perfino l'arcivescovo di Bologna perché non si toccasse la domenica. Ma il tempo non è servito soltanto ad «ammorbidire» i falchi della Triplice: «È stato un processo di maturazione di entrambe le parti per trovare nuove strade - dice Domenicali - Noi non vogliamo sfruttare i dipendenti ma coinvolgerli, far sì che siano contenti di stare in azienda. Valori di cui Ducati è permeata, perché lavorare da noi è innanzitutto una passione, ma una così forte sintonia rende tutto più semplice».

Tra bielle e telai, con la sua brava maglietta rossa Bellacosa parla di alberi motore e alberi a camme come opere d'arte. «Ogni cambiamento scombussola - ammette - ma siamo orgogliosi di mantenere qui la produzione delle parti più importanti, il che significa anche garantire lavoro per l'indotto. I disagi si affrontano assieme». Alla Ducati la percentuale di presenza in fabbrica tocca il 97 per cento: l'attaccamento è fortissimo. «È vincente coinvolgere le persone nelle scelte - aggiunge Palma - Nei mesi scorsi abbiamo fatto un questionario sul “clima” aziendale e predisposto un piano di azioni correttive. Nessuno meglio di chi lavora sul pezzo sa come migliorare». Ore di sciopero in un anno di trattativa? Zero. Ancora Domenicali: «Il posto di lavoro non può essere assegnato per decreto, la migliore garanzia è la ragionevole certezza che l'impresa si mantenga sana anche nel futuro.

E noi investiamo sul futuro».

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