È metà pomeriggio quando Giorgio Napolitano decide di scendere personalmente in campo per blindare la candidatura di Sergio Mattarella. Lo fa come suo solito con discrezione e riserbo, ma pure con molta fermezza se nel lungo faccia a faccia con Angelino Alfano gli dice chiaro e tondo che Ncd non è nelle condizioni di sfilarsi. I due si incontrano lontano dai riflettori, nelle stanze del governo che sono a pochi metri dall'aula di Montecitorio mentre è ancora in corso la terza votazione. È un confronto franco, con l'ormai ex presidente che è piuttosto categorico nel far notare ad Alfano che non si è mai visto un ministro dell'Interno che vota contro il futuro capo dello Stato. Non è un problema tecnico né costituzionale. Ma è una questione di opportunità politica visto che Napolitano resta fortemente convinto che quello di Mattarella sia l'unico nome sul quale è possibile trovare un'ampia convergenza. Il «no» di Ncd, insomma, secondo Napolitano è del tutto inspiegabile, soprattutto alla luce del profilo di un candidato che, pur con sfumature diverse, viene proprio da quell'area cattolica su cui insistono i centristi.
È, di fatto, l'affondo che fa capitolare il leader di Ncd, l'ultimo atto di un pressing che dalla prima mattina aveva visto all'opera tutto il cerchio magico renziano, dal ministro Maria Elena Boschi al sottosegretario Luca Lotti, passando per il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini e per diversi deputati (via Twitter , per esempio, ci pensa Ernesto Carbone a picchiare sul «povero Alfano», influenzato da un Maurizio Lupi che «vuole fare il sindaco di Milano con Forza Italia»). Una vera e propria stretta, che arriva dopo un lungo faccia a faccia, sempre nella sala del governo a Montecitorio, proprio tra Napolitano e Renzi.
I due, insomma, giocano di sponda. Con l'ex presidente che di fatto benedice quello che con ogni probabilità sarà il suo successore. D'altra parte, la candidatura di Mattarella sarebbe stata proprio un'idea di Napolitano, condivisa con il premier verso la fine di novembre, durante uno dei tanti incontri sul Colle.
In quell'occasione, infatti, il capo dello Stato avrebbe ribadito a Renzi non solo la volontà di lasciare anzitempo, ma pure la convinzione che Mattarella sarebbe potuto essere un candidato valido. Il leader del Pd, ovviamente, ha poi fatto le sue valutazioni e ci ha messo del suo. Ma quella fu la scintilla. E ieri, probabilmente, Napolitano ha voluto chiudere il cerchio.
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