Renzi vola. In elicottero

Il maltempo smaschera il premier nel suo volo di Stato da Firenze a Roma. Nulla di male, ma ora la smetta di esaltare la sua sobrietà

Renzi vola. In elicottero

Il maltempo di ieri in Toscana ha svelato molte ipocrisie. L'elicottero che stava portando il premier Matteo Renzi da Firenze a Roma è dovuto atterrare causa perturbazione ad Arezzo: Renzi è sceso e ha proseguito il viaggio in macchina.

Tutto regolare, da queste parti dove si ritiene che un presidente del Consiglio abbia il diritto, forse anche il dovere, di viaggiare in elicottero (o in aereo) di Stato quando è nell'esercizio delle sue funzioni. Abbiamo denunciato la casta e le caste, ma questo non ci ha portato a pensare che per essere degno un premier o un ministro debba viaggiare in treno o in macchina o in bici. L'ipocrisia sta proprio qui: Renzi aveva marcato la differenza tra sé e gli altri dicendo che avrebbe usato i mezzi che usano i cittadini, da sindaco guidava da solo oppure andava in bicicletta; da premier in pectore girava per Roma in taxi, nei primi giorni da presidente del Consiglio arrivava a Palazzo Chigi con la Smart del deputato Ernesto Carbone. Una retorica vincente in un momento di grillismo dilagante.

L'elicottero che si ferma ad Arezzo è la nemesi: non smaschera alcun privilegio e alcun malcostume, quanto invece la demagogia anti-spreco. Il comunicato di Palazzo Chigi che in serata chiedeva di non strumentalizzare diceva il vero: il premier viaggia in elicottero per motivi di sicurezza. Sua e nostra. Succede in tutte le democrazie serie. Perché francamente avere un presidente del Consiglio sul treno Firenze-Roma è pericoloso e crea disagi agli altri passeggeri, cioè a noi.

La bonifica del treno, i controlli, la scorta, l'obbligo di rimanere seduti quando lui deve scendere è un fastidio che il cittadino comune non merita di pagare in onore di una sobrietà di facciata. Ostentare la differenza e poi doversi piegare al protocollo è una brutta figura. E a volte le brutte figure fanno più male dei privilegi.

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