Al posto dell'applauso, che solitamente accompagna l'approvazione di una proposta di legge, un minuto di silenzio. I 418 diciotto deputati presenti, i funzionari, i commessi, insomma tutte le persone nell'emiciclo di Montecitorio si sono infatti alzate in piedi per onorare con un minuto di silenzio gli otre 35mila morti per Covid-19 quando la vicepresidente della Camera Mara Carfagna ha annunciato l'esito del voto (per divenire legge dello Stato serve adesso il passaggio nell'aula di Palazzo Madama).
Un modo insolito per approvare una norma che ha superato l'esame della Camera all'unanimità. Una proposta che, come ricorda Giorgio Mulè (Forza Italia), primo firmatario della proposta, si riassume in due parole: «Non dimentichiamo». «Mi appello alla sensibilità provata della presidenza della Camera - ha aggiunto il deputato azzurro, durante la sua dichiarazione di voto - per onorare questa legge con un minuto di silenzio. Un minuto per stringere idealmente quelle mani che ci sono sfuggite, riprendere sulle spalle chi abbiamo dovuto abbandonare, per accarezzare l'anima di chi non c'è più».
La giornata della memoria cadrà, quindi, ogni 18 marzo. In ricordo del giorno più brutto passato dal nostro Paese in questa stagione caratterizzata dalla lotta al micidiale virus. Quel 18 marzo in cui tutti abbiamo visto in tv (chiusi come eravamo nelle nostre case), i carri militari portar fuori da Bergamo i feretri di 65 persone. Ma il 18 marzo è anche il giorno in cui si è registrato il picco di morti (2978). «Quel momento e quelle immagini - ha detto Maurizio Martina (Pd) durante il suo intervento in aula - hanno segnato il passaggio di comprensione collettiva dell'immane tragedia che stavamo vivendo. C'è un prima e un dopo, assai diverso, da quella notte».
Il 18 marzo sarà una giornata nella quale un'intera comunità, come ha spiegato lo stesso Mulè, «condividerà non solo un grande dramma collettivo ma anche una speranza. Sarà una giornata con incontri, momenti di ricordo, trasmissioni radio e televisive, attività e iniziative rivolte soprattutto alle giovani generazioni, anche negli istituti scolastici di ogni ordine e grado».
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