Politica

Dal 1994 il solito ritornello dei media stranieri "Berlusconi e i moderati inadatti a governare..."

Dall'Economist alla Faz: a gamba tesa contro il Cav. La volta che Ciampi li zittì

Dal 1994 il solito ritornello dei media stranieri "Berlusconi e i moderati inadatti a governare..."

Sembra un luogo comune per quanto è trito e ritrito: a ogni nuova campagna elettorale dove il leader di Forza Italia è protagonista i giornali stranieri si impegnano a fondo per delegittimare il centrodestra accusandolo di non avere numeri e competenze per guidare il Paese. E questa habitus mentale ha origini lontane. Ha infatti preso piede proprio con la discesa in campo del '94. All'inizio Silvio Berlusconi rappresentava per gli osservatori stranieri semplicemente un'incognita. Un self made man che scendeva in politica soltanto per compiere al meglio il suo lavoro di lobbista. E lo spettro di azione del suo impegno politico andava dall'endorsement in favore dell'allora leader del Movimento sociale, Gianfranco Fini, a candidato sindaco di Roma, fino all'amicizia con Bettino Craxi. Quando la campagna elettorale entrò nel vivo anche i giornali stranieri scesero in campo. Con una scelta netta: ammonire gli italiani al rischio del salto nel buio. Nel corso della campagna elettorale molte testate straniere attaccarono Berlusconi: dal Times a Le Soir, da Le Monde al New York Times (solo per citarne alcuni). Tanto che lo stesso Berlusconi ironizzò: «A sfogliarli sembra di leggere L'Espresso o la Repubblica, se non fosse per la lingua. Stessi pregiudizi».

Nel 2001 a lanciare la campagna contro il Cavaliere fu il giornalista britannico Bill Emmott. Da direttore dell'Economist licenziò una copertina che rappresentava una condanna senza appello: Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy (Perché Silvio Berlusconi non è adatto a guidare l'Italia). Insomma, lo scenario si è ripetuto senza grandi variazioni sul tema dell'impresentabilità del Cavaliere. Questa volta, però, che la misura fosse colma lo stabilì lo stesso presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che replicò seccato agli attacchi della stampa straniera dicendo che l'europeismo di Forza Italia e del suo leader non poteva essere messo in discussione. I giornalisti stranieri cambiano musica. Ma il ritornello è sempre l'impresentabilità del leader azzurro. Per la Frankfurter Allgemeine Zeitung «Berlusconi promette tutto a tutti» mentre il quotidiano berlinese Tagesspiel boccia la campagna del Cavaliere con un impietoso: «Solo parole vuote, solo slogan». Anche a Parigi i giudizi non sono teneri per il presidente azzurro. Le Monde e Liberation si trovano per una volta uniti nell'ostracismo nei confronti del leader politico italiano: «Incoraggia l'illegalità».

Nel 2008 il copione si ripropone praticamente senza variazioni di rilievo. Anzi, i giornali stranieri si sono fatti più audaci anche nelle previsioni. Ora preconizzano un fallimento della campagna elettorale del Cavaliere, vista la defezione di Pier Ferdinando Casini e - a loro giudizio, non provato da riscontri oggettivi - dalla freddezza di Bankitalia (all'epoca diretta proprio da Mario Draghi).

Le parole più pesanti arrivano dal Newsweek che definisce Berlusconi «magnate-showman» anche se ha alle spalle già una lunga esperienza di uomo politico, di rappresentante delle istituzioni e di capo del governo. «I sondaggi - scrive la rivista americana - danno Berlusconi in testa.

Ma questo è difficilmente motivo di ottimismo».

Commenti