Abu Omar irride Regeni: torturato come me

L'imam condannato per terrorismo si paragona al giovane ucciso al Cairo

Abu Omar irride Regeni: torturato come me

Milano - Tra i miracoli della diplomazia giudiziaria italiana, c'è anche quello di avere trasformato in un martire l'egiziano Osama Mostafa Nasr, meglio noto come Abu Omar: terrorista conclamato, che però vive indisturbato in Egitto. E ieri si prende la libertà di pontificare sul caso di Giulio Regeni, accomunandosi allo sventurato ricercatore friulano in quanto vittima come lui delle torture del regime del Cairo. Omettendo un particolare non irrilevante: che Regeni era un bravo ragazzo, mentre lui, Abu Omar, è un teorico della guerra santa all'Occidente, che nella moschea milanese di via Quaranta incitava all'arruolamento nelle fila dei combattenti da inviare in Kurdistan, invitando alla crociata «di tutti i musulmani contro tutti i non musulmani», e giustificava in nome del Profeta una strage in Tunisia.Ieri dall'Egitto Abu Omar rilascia una intervista a Sky Tg24 in cui si lancia in un parallelo tra se stesso e Regeni: «Giulio è stato rapito e torturato e dopo 10 giorni di sevizie non ce l'ha fatta. Io ho subito le stesse torture che ha subito Giulio, non per 10 giorni, ma per 15 mesi, di giorno e di notte». E conclude, un po' cinicamente: «Ora l'Italia beve dallo stesso calice amaro dal quale ha fatto bere me prima».Parole forti: ma dal suo punto di vista, Abu Omar ha qualche buona ragione per ergersi a vittima. Appena pochi giorni fa, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia a versare 70mila euro di risarcimento a lui e alla sua ex moglie, ritenendo dimostrato che i servizi segreti italiani abbiano collaborato alla sua rendition, il rapimento da parte di una squadra di agenti della Cia avvenuto a Milano nel febbraio 2003. È una sentenza che denota una conoscenza assai approssimativa, da parte dei giudici di Strasburgo, dell'andamento del processo intentato in Italia agli agenti della Cia e del Sismi per il sequestro Abu Omar: tanto che negli ambienti dei nostri servizi segreti ci si chiede se il funzionario inviato dal governo a difendere l'Italia davanti alla Corte per i diritti dell'uomo abbia messo in campo tutta la convinzione e gli elementi necessari per evitare la condanna a risarcire il terrorista.E c'è un altro dettaglio che alimenta la disinvoltura mediatica di Abu Omar: la rinuncia di fatto dell'Italia a fargli scontare la sua condanna a sei anni per terrorismo, inflitta dal tribunale di Milano e divenuta definitiva con sentenza della Cassazione lo scorso 8 ottobre. L'imam estremista vive alla luce del sole, vista la facilità con cui lo rintracciano i giornalisti.

Ma non risulta che il governo di Roma abbia mai chiesto al Cairo di consegnargli il condannato. Nel 2015 il ministero della giustizia fece sapere che gli accordi di estradizione con l'Egitto «parafati nel 2001 non risultano ratificati per ragioni tecniche». E adesso?

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