Abusi edilizi, debiti fiscali e case popolari: l'anno nero dei genitori dei leader grillini

Di Maio e Di Battista nei guai per i padri, la Taverna per l'alloggio della madre

Abusi edilizi, debiti fiscali e case popolari: l'anno nero dei genitori dei leader grillini

La maledizione dei padri travolge i figli nel M5s. Dopo Luigi Di Maio e Paola Taverna, tocca ad Alessandro Di Battista. Il leader del futuro (non troppo lontano) non è ancora sbarcato in Italia, dopo la lunga vacanza in Sudamerica, ma già è in preda a una crisi di nervi perché dovrà spiegare ai militanti i tanti silenzi sui guai finanziari della ditta di cui è socio al 30%: debiti con il Fisco e con i lavoratori. Una brutta storia, che il Giornale ha raccontato in un'inchiesta e che mette a nudo la fragilità dell'immagine del politico immacolato e trasparente che il Dibba si è costruita nei cinque anni in Parlamento.

La prima risposta è stato il classifico fallo di reazione: Di Battista ha attaccato e insultato il Giornale, confessando però i debiti con i lavoratori e le pendenze con il Fisco della ditta di cui è azionista. Ora per suggellare il comune destino, Di Maio e Di Battista trascorreranno insieme le festività natalizie. Più che parlare di strategie e prospettive politiche, dovranno confrontarsi, magari, sulla difesa da dare in pasto ai militanti che invocano chiarezza.

Anche perché, i due leader grillini non possono continuare a far finta di nulla. Sia il Dibba che il vicepremier sono stati (Di Battista lo è ancora) soci delle società di famiglia. Sarebbe un autogol, che confermerebbe di aver avuto semplicemente il ruolo di prestanome. Le ambizioni dei figli rischiano, dunque, di essere affossate dai pasticci dei genitori. Le due vicende sono molto analoghe.

Quella del vicepremier si sviluppa in provincia di Napoli, tra Mariglianella e Pomigliano d'Arco: l'Ardima costruzione è una Srl di cui Di Maio è socio al 50 %. È nata dopo un passaggio di proprietà della vecchia ditta di famiglia dalla madre ai figli. Il Giornale in due inchieste ha fatto emergere circostanze sospette. La prima, i debiti di Antonio Di Maio: il papà imprenditore ha una pendenza con il Fisco. 176 mila euro di debiti con l'ex Equitalia. Contenzioso che nel 2010 ha fatto scattare un'ipoteca su due terreni nel Comune di Mariglianella, a un tiro di schioppo da Pomigliano D'Arco. Il sospetto, che per ora resta tale, è pesantissimo: Di Maio senior si è liberato della società, sommersa di debiti con lo Stato, per non pagare il conto con il Fisco? E in questo caso il ministro del Lavoro si è prestato all'operazione? C'è poi una seconda storia, sempre tirata fuori dal Giornale: sui terreni di Mariglianella, su cui Equitalia ha iscritto l'ipoteca, sono stati costruiti quattro immobili che risultano sconosciuti sia per il Comune che per l'ex catasto. Abusivi? Per il Comune sì. Ora Di Maio senior sta provando a impedire l'abbattimento. Nel frattempo, il genitore del vicepremier è stato indagato dalla Procura di Nola per deposito incontrollato di rifiuti: indagine scattata dopo il blitz della polizia municipale nei terreni di Mariglianella.

Nel caso del Dibba non c'è alcuna inchiesta della Procura ma passaggi molto simili al fratello gemello: c'è l'ipoteca sui beni di proprietà di Vittorio di Battista nel comune di Civita Castellana, in provincia di Viterbo: il debito con il Fisco è pari a 195.448 euro.

C'è una società di famiglia, la DiBi Tec, specializzata nella produzione di ceramiche e apparecchi igienico sanitari, di cui il Dibba è socio al 30 %: società che, come nel caso di Di Maio, ha debiti con Fisco.

Ma non c'è due senza tre: ai più famosi Di Maio e Di Battista, si accorda la senatrice Paola Taverna e lo storia dello sfratto intimato dal Comune di Roma alla mamma. Maledette famiglie.

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