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Abuso d'ufficio durante la campagna elettorale: Bonaccini indagato

A denunciare i fatti il sindaco di Jolanda di Savoia, che ha allegato nell'esposto una telefonata avuta con l'attuale governatore. Fiducioso il legale di Bonaccini: "Nulla che possa fare pensare a illeciti di rilievo"

Abuso d'ufficio durante la campagna elettorale: Bonaccini indagato

Indagato per abuso d'ufficio a causa di pressioni esercitate durante la campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna, così Stefano Bonaccini finisce nel mirino della procura della Repubblica di Ferrara.

Ciò nonostante, il legale del governatore si dice tranquillo: "Sapevamo dell'iscrizione ma non abbiamo alcun profilo di preoccupazione", ha infatti spiegato a Il Resto del Carlino il professor Vittorio Manes. Il fascicolo sul cosiddetto "Caso Jolanda" fu aperto dopo l'esposto presentato ai carabinieri da Paolo Pezzolato, sindaco, per l'appunto, di Jolanda di Savoia (Ferrara). A riprova di quanto denunciato, il primo cittadino presentò in allegato anche l'audio di una telefonata avuta con Stefano Bonaccini in cui si discuteva della volontà della lista civica Elisa Trombin (ex sindaco di Jolanda e sua vice), di dare il proprio appoggio al centrodestra di Lucia Bergonzoni. Una scelta, quella di correre per la Lega alle regionali, mal digerita dallo stesso Bonaccini, che avrebbe reagito molto duramente, arrivando ad esercitare delle forti pressioni. Questa la versione del sindaco di Jolanda di Savoia, minimizzata invece dal legale dell'attuale presidente della regione Emilia Romagna, che ha sì confermato una discussione dai toni decisamente accesi, "ma nulla che possa fare pensare a illeciti di rilievo".

Nel proprio esposto, Paolo Pezzolato ha parlato al contrario di forti ingerenze da parte di Bonaccini, uomo in grado di fare pressioni evidentemente anche a livello locale. Il primo cittadino ha spiegato che dopo quella telefonata il Comune di Jolanda si sarebbe visto negare la possibilità di utilizzare dipendenti pubblici di altre amministrazioni limitrofe. Raggiunto dalla notizia della denuncia, il governatore dell'Emilia Romagna respinse al mittente le accuse: "Se cercano di gettare fango hanno sbagliato indirizzo, ho sempre dimostrato la mia moralità e la mia onestà", disse infatti Bonaccini, come riferito da Agi. L'iscrizione nel registro degli indagati è semplicemente un atto dovuto, spiega il suo avvocato, che riferisce: "Massima tranquillità da parte mia e del mio assistito".

"Come nella nostra tradizione, siamo garantisti", ha dichiarato in una nota riportata da Agi il capogruppo del Carroccio in Emilia Romagna Matteo Rancan. "Pur augurandoci che la vicenda giudiziaria possa avere un epilogo positivo per i protagonisti, invitiamo il Partito democratico e Bonaccini a raccogliere l'insegnamento che emerge da queste brutte pagine di fine campagna elettorale: sia lui che i dirigenti del suo partito facciano un bagno di umiltà e dismettano quei panni che trasudano un senso di onnipotenza figlio di decenni di governo del territorio". Finito il tempo dell'arroganza, Rancan auspica che i dem inizino a lavorare per il bene di tutti i cittadini,"a prescindere dalla loro appartenenza politica.

Ci auguriamo che queste indagini li richiamino al rispetto dei cittadini e, a questo punto, forse anche della legge", conclude il capogruppo della Lega.

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