Accanimento su Fincantieri: un'ispezione ogni tre giorni

Nello stabilimento di Monfalcone 280 controlli solo negli ultimi 30 mesi. Oggi Cdm, senza soluzioni il prefetto pronto a riaprire il ciclo produttivo

Accanimento su Fincantieri: un'ispezione ogni tre giorni

C he la si chiami «manina anti-imprese», o gogna burocratica, con Fincantieri ci è andata pesante. E il sequestro preventivo disposto dal tribunale di Gorizia su alcune aree del cantiere di Monfalcone costringendo l'intero stabilimento allo stop produttivo per un presunto illecito sulla gestione degli scarti, è la cronaca di una tempesta annunciata. Non un fulmine a ciel sereno, ma l'affilatissima punta dell'iceberg di un'intensiva azione di controllo avviata dalla Procura di Gorizia sul colosso della cantieristica navale. Lo stabilimento è stato oggetto di 280 ispezioni in appena due anni e mezzo. Si tratta di controlli relativi a sicurezza e ambiente disposti tra giugno 2011 e marzo 2015. Al primo posto ci sono gli ispettori delle Asl. Sono 102 i blitz effettuati nel 2013, 94 nel 2014 e 61 solo nei primi mesi del 2015. Poi ci sono gli ispettori del lavoro, che sono piombati a Monfalcone 31 volte nel 2013, 21 nel 2014 e 6 in questi mesi. L'Inail? Ha effettuato 15 controlli nel 2013, 24 l'anno scorso, e 5 nel 2015, mentre l'Inps che ha varcato i cancelli di Panzano 15 volte nel 2013 e18 nel 2104. Numeri spaventosi quelli sventolati dal deputato goriziano Giorgio Brandolin (Pd), che ha gridato alla magistratura «provocatoria e vessatoria» nei confronti di Fincantieri e chiesto al ministero della Giustizia «un intervento ispettivo sul comportamento della Procura».

Intanto a Monfalcone le giornate scorrono interminabili, il tempo è scandito dalla tensione migliaia di lavoratori che protestano in piazza, mentre un'intera filiera in ginocchio attende con il fiato sospeso il Consiglio dei ministri di oggi, dove potrebbe concretizzarsi quel «percorso per una soluzione in tempi rapidi» annunciato dal Mise per riaccendere i motori della produzione. Che più resta in panne e più compromette la competitività del gruppo italiano guidato da Giuseppe Bono. Ottimista sì, ma con un occhio a una timeline sempre più stretta per evitare perdite milionarie. Anche per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti «quello che è successo in un cantiere con 5mila persone è un segnale molto problematico se vuoi investire nel mio Paese devi poter stare tranquillo di non essere più a rischio».

E se il Governo dovesse tardare, allora a riaprire i cancelli ci penserà il prefetto di Gorizia, Vittorio Zappalorto, che si dice pronto a soluzioni casalinghe d'urgenza. D'altra parte sono bastate 24 ore di chiusura per scompensare i ritmi serratissimi della gigantesca macchina industriale che ora si trova di fronte a «emergenze gestionali di notevole complessità», fa sapere l'azienda in una nota. Infatti, sta solcando l'Adriatico, diretto a Monfalcone, dove è atteso per il fine settimana, un troncone da 100 metri e oltre 2.700 tonnellate, proveniente da Castellammare di Stabia, per la costruzione della Princess Cruise.

Ma il bacino è ancora occupato dalla Carnival Vista, che proprio in queste giornate avrebbe dovuto terminare le operazioni di varo. «I tecnici del cantiere stanno approntando insieme alla Capitaneria di porto e un dettagliato piano di intervento che consenta le due attività». Che sono gestionali, precisa il gruppo, non di certo produttive.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica