Roberto Fabbri
Alla fine è successo. Tariq Ramadan, il controverso islamologo svizzero di origini egiziane che nello scorso ottobre era stato accusato di stupro da due donne e successivamente sospeso dall'insegnamento all'università di Oxford, è stato arrestato a Parigi e viene interrogato dalla polizia.
La principale accusatrice di Ramadan - che nega tutte le accuse e punta il dito contro «una campagna diffamatoria» organizzata «dai soliti nemici» - è la quarantenne Henda Ayari, una ex salafita che nel 2015 decise di togliersi il velo e diventata femminista militante e presidente dell'associazione «Libératrices». La donna ha denunciato di essere stata violentata da Ramadan nel marzo 2012 in un albergo di Parigi, dove lui le aveva dato appuntamento dopo una serie di contatti su internet. La Ayari accusa l'islamologo di comportamenti miranti alla sottomissione delle donne, che a suo dire sarebbero giustificati dalla religione musulmana: «Per lui o porti il velo o sei stuprata», ha detto la donna, secondo cui Ramadan nel 2010 l'aveva rimproverata di essere apparsa senza velo e senza trucco in una foto e di aver sostenuto che così facendo si sarebbe «resa responsabile di avere ciò che si meritava».
Al 2009 risale invece l'episodio di violenza sessuale del quale Tariq Ramadan viene accusato da un'altra donna, una francese convertita all'islam, che asserisce di essere stata aggredita con estrema violenza dal docente universitario nel corso di un incontro in un albergo di Lione, durante il quale lei sarebbe stata «trascinata per i capelli».
Nello scorso novembre Ramadan aveva reagito a queste accuse presentando una denuncia per diffamazione, mentre Charlie Hebdo non aveva perso tempo a pubblicare una delle sue copertine dissacratorie, con un disegno che sotto il titolo «Stupro, la difesa di Tariq Ramadan» mostrava il docente con un enorme fallo in erezione mentre diceva «Sono il sesto pilastro dell'islam». Iniziativa quest'ultima subito seguita da nuove minacce di morte contro la redazione della rivista satirica, già decimata dalla strage islamista del 7 gennaio 2015.
Il personaggio Tariq Ramadan, definito «influente e controverso ma ormai molto ingombrante» dal quotidiano della sinistra francese Libération, ha sempre suscitato forti polemiche, mentre perdura e colpisce il silenzio delle organizzazioni islamiche francesi sulle accuse infamanti che lo riguardano. Nato in Svizzera nel 1962 da genitori egiziani, è nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani Hasan al-Banna, sul quale ha scritto una tesi che gli è valsa un dottorato all'università di Ginevra. È molto considerato negli ambienti islamici e nei suoi studi insiste sul diritto-dovere dei musulmani nati in Occidente di non considerarsi una minoranza e di sostituire il concetti di «integrazione» con quello di «contributo» per cambiare la società europea.
I suoi modi suadenti gli hanno conquistato il favore di certi ambienti accademici occidentali, lasciando però in piedi l'accusa di ambiguità e doppiezza: i toni moderati usati in Occidente vengono sostituiti da quelli estremisti quando parla a uditorii fondamentalisti. Ma le critiche più severe a Ramadan riguardano le sue retrograde posizioni sul ruolo della donna, quelle sì tutt'altro che ambigue.
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