Cronache

Addio a padre Sorge, il progressista schierato con i valori della tradizione

Punto di riferimento della sinistra e alfiere della "Primavera di Palermo". L'ultimo tweet per il matrimonio e contro l'aborto

Addio a padre Sorge, il progressista schierato con i valori della tradizione

Era come un fiume in piena, e il suo argine. «È pacifico da tempo che i diritti personali degli omosessuali vanno tutelati dallo Stato. Ma l'unione civile non è matrimonio» ha scritto il 22 ottobre nel suo ultimo tweet padre Bartolomeo Sorge, gesuita, vicino a Papa Francesco, noto per essere stato il punto di riferimento dei cattolici democratici, altro modo per dire progressisti. Sosteneva: «Identità di genere? È ridicolo e vano tentar di modificare la natura per legge. La Rivoluzione francese cambiò nome a mesi e stagioni; Mussolini aggiunse all'anno solare l'era fascista. Chi ne parla più?».

L'essere «oltre» nella dottrina sociale della Chiesa e negli attacchi alle destre «populiste» non l'ha mai disancorato dai «valori non negoziabili», come li definì Ratzinger, difesi con foga soprattutto negli ultimi anni di vita, quando era meno attivo come consigliere spirituale dei politici. Con Leoluca Orlando e compagni negli anni Ottanta della Primavera palermitana si dedicò alla lotta contro la mafia, che voleva uccidere anche lui, come Sorge rivelò per i suoi 90 anni. Assassinarono la sua guardia del corpo, Agostino Catalano, con Paolo Borsellino in via D'Amelio, dove era per un singolare destino in quella tragica estate del 1992.

Padre Sorge è passato a miglior vita a 91 anni ma quasi all'improvviso, nella casa di Gallarate dove vanno in pensione i gesuiti, proprio come il suo amico Carlo Maria Martini. Attivo sui social, era diventato la coscienza critica di chi, nella sinistra che aveva accompagnato, dimenticava o fingeva di dimenticare le esigenze del Vangelo per il quieto vivere dell'opportunità politica. «Nessuna legge umana (neppure quella sull'aborto) potrà mai sopraffare la legge, divina e indelebile, scritta nella nostra coscienza» scriveva tre settimane fa.

Matrimonio e difesa della vita, anche tra i faticosi flutti dell'eutanasia. «Cooperare a un suicidio - anche se lo Stato non lo punisce - rimane sempre un attentato immorale alla vita e alla convivenza». Era il settembre 2019. Nel luglio scorso, sull'assoluzione di coloro che avevano aiutato a morire un malato di sclerosi multipla: «Un delitto è sempre tale, anche se un tribunale non lo ritiene reato. Gesù muore per salvare tutti, anche chi ha commesso quel delitto».

Negli ultimi libri si era dedicato a combattere i rischi del populismo demagogico, M5S incluso. Non mancava di criticare Matteo Salvini per le sue parole e opere contro i migranti mentre si diceva «cristiano». Poi profetizzava: «Via il Crocifisso? Ci provano da 2000 anni. Fatica vana!». Tra altri stereotipi, gli era stata attribuita un'avversione per Giovanni Paolo II, il Papa della famiglia, che non gli apparteneva: Papa Wojtyla, ha scritto Sorge, è stato «un grande dono di Cristo Figlio di Dio alla sua Chiesa».

Schierato in politica, fermo nei valori.

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