Addio al veleno al Tg3: Berlinguer contro Renzi Il Pd accusa i vertici Rai

La direttrice denuncia: "Pressioni sgraziate e attacchi sguaiati". Ma Orfini scarica le colpe

Addio al veleno al Tg3: Berlinguer contro Renzi Il Pd accusa i vertici Rai

Bianca Berlinguer saluta il Tg3 dopo sette anni. E per l'arrivederci («Tornerò presto, spero prestissimo», spiega, riferendosi alla nuova striscia quotidiana ottenuta come nuovo incarico) si affida a un editoriale soft e nostalgico. Che si fa corsaro nel finale, riservando una stoccata alle «pressioni sgraziate» e agli «attacchi sguaiati» arrivati negli ultimi tempi da «importanti settori della classe politica».

Sembra abbastanza chiaro che il destinatario degli attacchi della Berlinguer si trovi in Brasile, ma Matteo Renzi, sul punto, fa - e fa fare ai suoi - orecchie da mercante. Il mantra del «giglio magico» è che non è certamente il premier il regista del blitz che ha eliminato dai giochi la direttrice del Tg3. Ecco dunque che in un'intervista a Repubblica il presidente del Pd, Matteo Orfini, concede che è «lecito criticare chi ha gestito molto male questa vicenda». Ma, a scanso di comprensibili equivoci, aggiunge che l'esecutivo non c'entra niente. C'entrano i vertici Rai, semmai. Perché, spiega ancora Orfini, «il governo ha approvato una legge che fornisce a due manager come Campo Dall'Orto e Maggioni il potere di firmare le nomine senza passare dal rapporto con la politica». Insomma, «non penso - insiste il presidente dem - che ci sia stata la volontà del governo di imporre o condizionare queste scelte. Le hanno fatte gli amministratori».

Gli epuratori, dunque, per Orfini sono lontani da Palazzo Chigi, abitano ai piani alti di viale Mazzini. In fondo la presidente e il dg della Rai hanno già sufficienti grane mediatiche da gestire, tra stipendi d'oro e disoccupati di platino, per poter assorbire senza troppe scosse pure l'accusa d'aver defenestrato la Berlinguer, renzizzando (come effetto collaterale) i Tg Rai. E d'altra parte non è una novità che il gradimento di Renzi per Campo Dall'Orto, dopo le vette dei tempi della Leopolda, sia ultimamente in forte declino, proprio per i problematici ritorni d'immagine che l'«operazione trasparenza» - anche se prevista dalla legge - ha comportato per il governo. Spiattellare sul web i ricchi compensi - pagati con il canone in bolletta - di manager e giornalisti della tv di Stato, ha gettato ombre sinistre sul «nuovo corso» imposto da Renzi all'azienda di viale Mazzini.

Se sul fronte interno è Orfini a suggerire di guardare al dito e non alla luna, da Rio de Janeiro lo stesso Renzi è intento a deviare le non gradite attenzioni sulla sua persona a proposito del blitz estivo che ha spar

igliato le poltrone dei Tg Rai.

Così, addirittura a qualche ministro che lo ha chiamato oltreoceano per chiedere lumi su metodo e merito di quelle nomine agostane, il presidente del Consiglio in versione carioca non ha trovato di meglio che replicare scaricando la responsabilità della scelta su Filippo Sensi, il suo portavoce-parafulmine. Contando comunque di ritrovare il sereno quando, allietata la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, tornerà a Roma, trovando un Paese in ferie e una Rai finalmente allineata.

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