Politica

Adesso per salvarci la vita tutti a lezione di Corano

I giubbotti antiproiettile non servono: ecco cosa dire sotto minaccia dei tagliagole. Se volete sottomettervi...

Adesso per salvarci la vita tutti a lezione di Corano

Ora, finalmente, capisco perché nelle scuole si aprono innumerevoli corsi per conoscere e imparare il Corano. E il ministero li sostiene, e anche nelle scuole cattoliche si fa largo questa innovazione. Sono corsi di sopravvivenza. Sono il salvavita in caso di assalto terroristico selettivo. Io credo dovrebbero essere organizzati dalla Protezione civile. Lezioni private di islam andrebbero detratte dalle tasse come si fa con i vaccini.

Sono certo utili al dialogo interreligioso, per mostrare buona volontà e intenzioni ecumeniche, ma sono soprattutto, vista l'inutilità dei giubbotti antiproiettile e dei servizi segreti, uno strumento indispensabile per rispondere in modo giusto e rispettoso al quiz di moda tra i tagliagola islamici. «Sai recitare qualche versetto del Libro Sacro del Profeta? Fallo!». Insomma: il Corano o la vita.

Intendiamoci, non è un antidoto garantito al cento per cento. Quando infatti entra in azione un kamikaze, non c'è nulla da fare. Si salta per aria tutti, musulmani e cristiani all'unisono. Ma se arriva il commando intelligente, di gente che ha studiato nelle madrasse o in università tipo Al Azhar, una brigata colta e dotata di intenti pedagogici, l'aver frequentato non scuole bibliche ma coraniche è l'unica strada per cavarsela.

Quello di Dacca è soltanto l'ultimo caso. Le cronache sono piene di esami analoghi. Il terrorista di Al Qaida o talebano o adepto del Califfo non si fida delle impressioni esterne. Non è gente superficiale che ammazza a caso. Non sono maestri bonari, detestano chi fa il furbo, e non gli basta sentirsi dire che il profeta più in gamba, anzi l'unico è Muhammed. Vogliono sentirsi ripetere qualche verso del Corano, magari con un po' di sentimento. In tal caso si è ritenuti degni se non di sopravvivere almeno di non essere torturati.

A Dacca è andata esattamente così. I devoti della Jihad hanno proposto la domandina fatale ai nostri nove connazionali, i quali avevano il torto di essere cristiani. Hanno domandato loro di recitare qualche verso del Corano. I nostri non erano preparati, probabilmente non frequentavano i seminari di dialogo tra cristiani e islamici. Male, molto male. I terroristi infatti sono per la cultura, non sopportano l'oscurantismo e l'ignoranza. E sono molto severi: se uno non risponde, non accettano giustificazioni dei genitori, né rimandano a settembre. Sgozzano. Sono altresì molto ostili ai precetti della didattica progressista: niente perifrasi, loro le nozioni le vogliono spiattellate non a senso, ma con precisione millimetrica.

Qui, poiché ci teniamo alla salute dei nostri lettori, diamo da imparare a memoria i primi facili e bellissimi (sul serio) sette versi della Sura (che vuol dire capitolo) Aprente, al Fàtiha.

1. In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso

2. La lode ad Allah, Signore dei mondi

3. Il Compassionevole, il Misericordioso,

4. Re del Giorno del Giudizio.

Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.

Guidaci sulla retta via,

7. la via di coloro ai quali hai concesso la grazia, non quella di coloro sui quali è l'ira e nemmeno quella dei traviati.

Siccome però molto probabilmente i severi uomini del commando non capiscono l'italiano, e comunque la riterranno una lingua di per sé infedele, è bene prepararsi a scriverli o pronunciarli in arabo.

Diamo qui il link della lettura in arabo del Sacro Testo, crediamo basti memorizzare il primo minuto. Non è facile, ma con una certa applicazione ci si può riuscire, ed ha anche il suo fascino. Ecco l'indirizzo da cliccare su internet: https://www.youtube.com/watch?v=S1x2TUaatBo. Ha già avuto più di dodici milioni di visualizzazioni, persone dunque preveggenti e probabilmente sottomesse, come chiede Allah.

Se si vuole essere beffardi si può anche imparare qualche versetto del Corano che viene indicato da coloro che sostengono che la violenza non sia affatto predicata dal profeta. Del tipo:

«Non c'e' costrizione nella religione... Dio ascolta e conosce tutte le cose» (Sura 2 versetto 256)

Ma temiamo verrebbe presa per una provocazione.

P.S. Tutto questo, per evitare equivoci, è scritto con infinita amarezza. Inchinandoci ai martiri di Dacca.

E augurando a tutti e a noi stessi, qualora ci trovassimo nella medesima situazione, di non recitare quand'anche lo ricordassimo alcun versetto del Corano, ma come i vecchi e nuovi martiri di cominciare a recitare il Padre nostro.

Commenti