A guardare le immagini che arrivano da Almaty, la più importante città del Kazakistan, con la carlinga del Fokker-100 finita dentro un piccolo edificio di mattoni e la fusoliera appallottolata come una cartaccia da buttare, viene da pensare che nel grande Paese asiatico - il nono più esteso del mondo - si sia verificata una cosa che assomiglia a un miracolo. Un prodigio doloroso, perché 12 persone sono morte nello schianto dell'aereo, ma è impossibile non pensare che sarebbero potute essere di più, molte di più.
Tutto è avvenuto alle 7,22 ora kazaka di ieri, quando in Italia erano le 2,22. Il volo 22100 della compagnia locale Bek Air era appena decollato dall'aeroporto di Almaty con destinazione l'attuale e modernissima capitale, che pochi mesi fa ha cambiato il nome da Astana (che didascalicamente significa «capitale») in Nur-Sultan per omaggiare l'ex presidente Nursultan Nazarbayev che ha regnato indiscusso sul paese centrasiatico per 29 anni. Ha perso quota e in diciannove secondi si è schiantato su un palazzo in costruzione della località di Almerek dividendosi in due parti. Prima del volo tutto era sembrato normale. Il pilota aveva scherzato con la torre di controllo, e nulla lasciava presagire quello che sarebbe accaduto pochi minuti dopo.
Cento le persone a bordo, 95 passeggeri e cinque dell'equipaggio, dei quali dodici, di età compresa tra i 33 e i 79 anni, sono morti: otto sul colpo, due durante i primi soccorsi e altri due sull'ambulanza che li portava in ospedale. Comprensibilmente alto il bilancio dei feriti, che sono 53 tra i quali 9 bambini: solo 17 sarebbero però in gravi condizioni. E devono capire a quale santo devono diventare devote quelle 35 persone che non hanno ricavato nemmeno un graffio da un'avventura che racconteranno per la vita.
C'è il dolore per i morti, la speranza per i feriti, il sollievo per gli scampati, e la rabbia per quello che è andato storto su quel volo. Sulla vicenda indagherà una commissione governativa, istituita dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, che ha promesso risarcimenti ai familiari delle vittime e assicurato che «i responsabili saranno puniti severamente». Il ministero dell'Interno ha aperto un'inchiesta penale per violazioni delle regole sulla sicurezza del trasporto aereo anche se il Fokker-100 precipitato, che aveva 23 anni di «carriera», aveva passato i controlli di sicurezza a maggio scorso. La circostanza che nel marzo 2016 un Fokker-100 della stessa compagnia con a bordo 116 passeggeri a bordo aveva compiuto un atterraggio d'emergenza all'aeroporto di quella che allora si chiamava Astana per un guasto al carrello ha spinto le autorità a proibire tutti i voli della Bek Air e degli aerei costruiti dalla società olandese fallita nel 1996.
La giornata era gelida e nebbiosa, ma questo può spiegare solo in parte l'incidente. Errore umano o guasto? Alcuni elementi vanno catalogati alla voce sorte benigna: il fatto che l'aereo sia precipitato quando era ancora abbastanza basso, il fatto che il serbatoio non sia esploso nello schianto. Una sopravvissuta racconta di due successivi momenti in cui l'aereo ha perso quota e poi di un rumore assordante e infine di una scena da disaster movie. «Urla, grida, gente che piangeva. Poi l'impatto. Non posso descrivere tutto questo, è stato spaventoso».
Un altro scampato, l'imprenditore Aslan Nazaraliyev, poche ore dopo lo schianto ha postato su facebook la foto del suo posto e il suo stranito sollievo: «Grazie ad Allah sono vivo e vegeto». Se ognuno di noi ha un jolly anti-fato, Nazaralyev e gli altri ieri se lo sono certamente giocato.
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