Dopo il caos scatenato dai sindacati sul direttore stakanovista rischia di aprirsi una profonda breccia tra le mura del Palazzo Reale di Caserta. «L'atteggiamento di alcuni sindacati - ha riferito il manager del museo Mauro Felicori al Giornale - è di un'ostilità pregiudiziale tesa a lasciare le cose così come sono sempre state alla Reggia di Caserta. In questi primi cinque mesi ho riscontrato un'organizzazione del personale stratificata nel tempo, in cui alcune responsabilità sono venute meno o si sono confuse». E le «stratificazioni» cui si riferisce il direttore oggi cominciano a emergere in tutta la loro gravità: privilegi per i dipendenti e tolleranza per una malagestione cui non sembrano estranei gli stessi sindacati che ora contestano il dirigente che «lavora troppo».Tra piscine, cascate e statue settecentesche uniche al mondo, all'interno del magnifico bosco reale progettato da Vanvitelli esiste un complesso di residenze abitate. Sarebbero dodici le persone alloggiate in quello che può definirsi un vero e proprio condominio borbonico, tutti ex dipendenti del complesso museale o eredi di dipendenti. La notizia susciterebbe scalpore anche se finisse qui, ma c'è persino di peggio. Già, perché gli inquilini «reali» pagherebbero un affitto tra i 5 euro e i 15 euro al mese. Ovviamente esentati dal pagamento della corrente elettrica, dell'acqua e della spazzatura. Proprio così, una sorta di post-nobiltà acquisita di diritto all'ombra della Reggia.Schivi e sfuggenti, gli affittuari d'oro hanno i propri nomi ben visibili sui citofoni all'ingresso, giardini a disposizione senza alcun divieto anche per feste private e una percezione di titolarità privata che cozza con qualsiasi generica idea di patrimonio culturale. La storia va avanti dalla fine degli anni novanta e le case «borboniche» sarebbero situate nella zona del bosco vecchio del parco, che si estende per 3 chilometri su 120 ettari di superficie. Sul caso sta indagando il pm Ferruccio Capalbo su un'inchiesta della Procura della Corte dei conti. Nel mirino non soltanto l'affittopoli della Reggia di Caserta, ma anche un caso analogo nella Reggia di Capodimonte a Napoli. Potrebbe dunque essere un sistema diffuso quello degli affitti d'oro nei monumenti; proprio per questo sono finiti sotto i riflettori funzionari dell'Agenzia delle Entrate e della Sovrintendenza. Ma le attenzioni investigative non finiscono qui e l'inchiesta potrebbe scoppiare tra poche settimane con delle sorprese. Forse pensava anche a questo Felicori, quando parlava di sedimentazione del personale.Fonti interne al personale della Reggia di Caserta parlano anche di protettorati politici e sindacali, grazie ai quali per anni è stato possibile ottenere privilegi. «Fino ad alcuni anni fa - afferma un dipendente - si sono anche scalate posizioni all'interno dell'organico grazie all'appartenenza sindacale». E non sono poche le cose da risolvere a Caserta: la dirigenza sta vagliando i dati su responsabilità e assenze del personale. D'altronde buona parte del parco reale, quello stesso «abitato» dai fortunati inquilini, presenta scarsi servizi ed ha limitata sorveglianza, ridotta a due terzi del totale. Su 15 addetti per ogni turno, in media 5 sono assenti per malattia o grazie a permessi, mentre gli altri sono costretti ad utilizzare le proprie auto per il controllo dell'area.
«Desidero sottolineare che tutti gli inquilini - ha scritto su Facebook in serata lo stesso Felicori - alloggiati con contratti regolari benché discutibili sono stati sfrattati da chi mi ha preceduto e si accingono, se non l'hanno già fatto, a lasciare gli appartamenti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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