Ancora veleni su Parolin: "Copre gli abusi del clero"

Dopo le fake su un suo malore, ecco le nuove accuse di una Ong. Ma il cardinale resta il favorito. Smentito l'accordo con Erdö

Ancora veleni su Parolin: "Copre gli abusi del clero"
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Tutto, a pochi giorni dal Conclave, ruota attorno al nome del cardinale Pietro Parolin. Dopo il giallo del «malore» in Vaticano, arriva l'attacco di una Ong che si occupa di contrasto agli abusi nel mondo ecclesiastico. Venerdì scorso, Anne Barrett Doyle, una dei leader di bishop accountability.org, un'importante «biblioteca digitale» sugli abusi e le violenze perpetrati dal clero, ha tenuto una conferenza stampa vicino a piazza San Pietro. Due i cardinali presi di mira dall'americana nel corso del colloquio con i media: Luis Antonio Tagle e proprio il porporato originario di Schiavon. Doyle ha presentato alla stampa un dossier secondo cui la segreteria di Stato non avrebbe fornito molte delle informazioni richieste negli anni, facendo così «ostruzione alla giustizia». L'accusa è forte: «Se il cardinale Parolin diventasse Papa, avremmo un abile custode di segreti alla guida della Chiesa cattolica e credo che ogni speranza di trasparenza sugli abusi sessuali sarebbe completamente distrutta», ha detto la Doyle. E ancora: «Nessun funzionario ecclesiastico al mondo ha trattenuto tanti documenti sugli abusi...quanto il cardinale Parolin». Toni simili sono stati utilizzati anche verso Tagle, che è uno dei nomi «papabili» tra i progressisti. La Chiesa, nelle Filippine, sarebbe ferma a un'«età oscura». L'arcivescovo di Manila, secondo l'organizzazione Usa, non avrebbe ancora fatto pubblicare le linee guida per il contrasto agli abusi nel suo Paese d'origine. E ieri è emerso anche un altro dossier a tema «coperture», da parte di un sito tradizionalista, sul cardinale Robert Francis Prevost.

In questi giorni, le Congregazioni generali affrontano anche la «ferita aperta» - come l'ha definita il portavoce della Sala Stampa Matteo Bruni - degli abusi nella Chiesa. Ma l'offensiva nei confronti del porporato italiano non si arresta. E c'è chi ipotizza l'esistenza di una regia per svuotare il cardinale italiano del suo «pacchetto» di voti. Parolin, per la maggior parte degli osservatori, è il grande favorito. E può contare su una forbice che va da 40 a 48 cardinali elettori. Secondo più ricostruzioni del Conclave del 2013, quello che ha eletto Papa Francesco, la candidatura del cardinal Angelo Scola crollò per via dei pochi consensi presi nella prima votazione: una trentina, con buone probabilità 27. Non pochi ma comunque meno rispetto a quelli su cui dovrebbe poter contare l'ex «ministro degli Esteri» del Vaticano in Cappella Sistina, alla prima «chiama» dei porporati. Ieri l'ambasciatore ungherese presso la Santa Sede Edoardo d' Asburgo Lorena ha riportato una frase che smentisce un accordo preliminare tra il cardinal Peter Erdö, il candidato del fronte conservatore, e il porporato veneto. «Qualsiasi speculazione su un accordo pre-conclave tra il cardinale ungherese Péter Erdö e l'ex Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, è completamente falsa. Il cardinale Erdö non ha preso parte ad alcuna discussione di questo tipo», si può leggere via «X». I voti dei conservatori, che non sono abbastanza per poter esprimere una candidatura fortissima, potrebbero convogliare su un nome di compromesso. E tra questi, c'è sì quello dell'ex segretario di Stato ma anche quello del presidente Cei Matteo Maria Zuppi, che per ora è abbastanza defilato. In questi giorni, Zuppi è persino tornato a Bologna, dov'è arcivescovo.

Rimane in campo la candidatura di Jean Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia supportato dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla Comunità Sant'Egidio (che potrebbe, almeno in questa fase, «nascondere» proprio il nome di Zuppi). Qualche voto, per la prima fumata, dovrebbe arrivare anche per Josè Tolentino e Pierbattista Pizzaballa.

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