Castellitto: "Amavo molto Francesco. Mi ha colpito il suo dolore"

L'attore Sergio Castellitto protagonista del film "Conclave": "La politica non tiri il Papa per la giacchetta"

Castellitto: "Amavo molto Francesco. Mi ha colpito il suo dolore"

«Conclave» è un thriller ambientato nel mondo della Chiesa e ispirato all'omonimo romanzo di Robert Harris. Il film ha ottenuto otto candidature e vinto un premio Oscar, una candidatura ai David di Donatello, sei candidature e vinto un premio ai Golden Globes. A Los Angeles il Sag (Screen Actors Guild) per il miglior cast d'insieme. Tanto è stato il successo che nei prossimi giorni tornerà in Tv. Proprio mentre si apre il conclave vero. Sergio Castellitto, 71 anni, celeberrimo attore e regista italiano, in questo film interpreta la parte del cardinale Tedesco, leader della corrente conservatrice.

Castellitto, il film è diventato attualissimo.

«Sì, mi ha colpito la straordinaria reazione del pubblico. Il film ha avuto un rilancio impressionante, in rete, dopo la morte di Papa Francesco».

Perché?

«Apre una porta che non si può aprire. E racconta la relazione tra personalità diverse all'interno di un mondo che è sconosciuto e vietato al resto del mondo».

Nel film si capisce come la Chiesa è fatta non di santi ma di uomini.

«Esatto. Ci racconta la fragilità di figure che sembrerebbero autorevoli e intoccabili».

E invece?

«Finalmente vediamo che dietro queste figure ci sono degli uomini, con le loro idee, con la loro spiritualità, ma anche con le loro meschinità, il loro desiderio di potere, i loro vizi. Mostrarli così li ha avvicinati molto al pubblico, credo».

Non è un corpo unico quello dei cardinali?

«No. Noi vediamo questa marea rossa. Ma non è una marea: sono tante singole gocce. E perlopiù sono persone anziane. In un momento dell'esistenza che è un momento complicato, di riesame, di riflessione».

Mi parli del rapporto tra i cardinali e il potere.

«Questo è dentro la storia della Chiesa. La Chiesa è sempre un enorme conclave, anche quando si apre al resto del mondo. La Chiesa è l'unico luogo che tiene insieme il massimo della spiritualità con la propria enorme presenza politica e il proprio potere».

C'è tanta politica nel conclave? Sono vere le divisioni tra progressisti e conservatori?

«Sì, questa divisione è dominante».

Dove sta l'unicità del Papa?

«Il grande fascino sta nel fatto che il leader di una religione che è forse la più grande del mondo, e la più aperta, e la più generosa, è un personaggio che ha un suo ruolo di influenza nella politica italiana e mondiale».

L'hanno colpita i funerali a San Pietro?

«Vedere i grandi della terra seduti come scolaretti sulle seggioline per due ore, sotto le frecciate del sole, disciplinati, immobili... Beh, ti colpisce. Solo la Chiesa è capace di questo. E allora capisci che se solo la Chiesa è capace di questo vuol dire che la Chiesa è un fatto unico nella storia».

C'è qualche somiglianza tra il film e il conclave vero

«Sì. Molte. Nel conclave c'è una divisione ideologica, concettuale, spirituale, molto simile a quella che è stata raccontata nel film. Esistono i progressisti e i conservatori. Poi c'è una cosa di cui sono molto orgoglioso: quando Edward Berger mi propose il ruolo, io lessi il copione, ed era in inglese. Allora gli dissi: Guarda Edward che la lingua del Vaticano è il latino oppure l'italiano. Non è l'inglese. Lui capì subito. E gli proposi di recitare alcune scene in italiano. Lui accettò. Tanto che persino Ralph Fiennes recitò alcune scene il italiano».

Parliamo di questo cardinale Tedesco, che lei interpreta: un superconservatore.

«Tedesco spacca quel mondo. Perché spacca l'ipocrisia che governa. L'ipocrisia è un modo grezzo per descrivere la diplomazia. La diplomazia non è verità... Invece Tedesco ignora le buone maniere e dice la verità».

Quando protesta e denuncia: troppo spazio all'islam.

«Sì, su questo la Chiesa è divisa. C'è chi dice di aprire al dialogo e chi dice: No, conserviamo».

La Chiesa deve tenere conto di un mondo che corre?

«Sì, ma deve anche conservare, tenere, difendere i principi. Adeguarsi alla modernità va bene, ma senza perdere la tradizione».

La politica e Bergoglio

«Quello che trovo deplorevole è la politica che tira per la giacca il papa e gli consegna tessere di destra o di sinistra. Il papa non è di destra o sinistra. Il papa non fornisce opinioni».

A lei piaceva Bergoglio?

«Amavo molto papa Francesco, non amavo il suo coté social».

Ma il papa parlava di politica. Immigrazione, pace, aborto, eutanasia

«Quella è politica nell'interpretazione di noi laici. Il Papa ha detto che nessuna persona deve essere lasciata in mare a morire. E ha detto Chi sono io per giudicare un omosessuale?. Poi ha parlato della frociaggine nella Chiesa. Ha definito l'aborto un omicidio. È un Papa che le ha cantate a tutti».

Il tema della omosessualità sarà importante nel Conclave?

«Relativamente. La chiesa torna sempre a un equilibrio tra innovazione e conservazione. Deve fare dei passi indietro. Io immagino una continuità all'interno di piccoli spostamenti».

Lei è romano?

«Noi siamo romani, e Roma è Roma. Una città cristiana e peccatrice. Capitale della spiritualità e dell'efferatezza. Noi abbiamo un rapporto particolare con il Vaticano. La capitale di uno degli stati più potenti del mondo. Chi non vive a Roma non capisce quanto è potente questa presenza. Ho abitato per 20 anni a 500 metri da Piazza San Pietro. Non si può spiegare questo legame».

Lei è cattolico?

«Sono un cristiano peccatore».

Il finale del film, con l'introduzione del tema dell'incertezza sessuale, non è azzardato?

«Il finale nasce dal libro. Sì, molti hanno storto il naso».

Mi ha colpito il discorso che ha fatto il cardinale Tedesco nel film: oggi c'è qualcosa che mette in pericolo la Chiesa?

«Quel discorso paradossalmente credo che sia il discorso più sincero. Poi se è giusto o no, io non lo so. Però c'è nel cuore e nelle idee delle persone il fatto che la religione cattolica per sua essenza è una religione aperta, ma è anche a rischio. Anni fa cercai di andare a visitare una chiesa cattolica a Shanghai. Era chiusa. E io fui allontanato. L'apertura che la Chiesa offre alle altre religioni non sempre è ricambiata».

C'è alternativa al dialogo?

«No, l'alternativa è la violenza».

Lei ha mai incontrato Papa Francesco?

«Sì, l'ho incontrato. Mi ha colpito la sua sofferenza. C'è un'immagine che porto con me.

Lui che ci saluta, alla fine del colloquio, poi si avvia nel corridoio, zoppica, e quando pensa che non lo vediamo più si appoggia, stremato, al muro. Soffriva fisicamente, ma non voleva che lo vedessimo. Mi sono commosso».

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