Politica

Affondo di Renzi su Travaglio "Dirige il Falso Quotidiano"

L'ex premier contro il giornalista sull'inchiesta Consip «Doveva scusarsi con mio padre, lo farà in tribunale»

Affondo di Renzi su Travaglio "Dirige il Falso Quotidiano"

«Non sarò mai uno di quelli che gridano al complotto». Ma «mi si combatta con armi pulite, con la politica». Dagli studi di Otto e Mezzo, Matteo Renzi torna sul caso Consip. Che definisce «una gigantesca arma di distrazione di massa».

L'inchiesta-bufala napoletana sta crollando sotto i colpi della Procura di Roma, ma l'ex premier si guarda bene dal fare la vittima o dal cantare vittoria: «La verità verrà a galla, mi sentirei un omuncolo se facessi quello che dice ah avete visto?». E ribadisce la sua fiducia nella giustizia: «Non do giudizi su quello che è accaduto. Mantengo la mia posizione, non ho mai pensato di mettere in discussione i corpi dello Stato e non ho mai detto una parola contro i magistrati. Ho fiducia nella magistratura e nei carabinieri e non faccio polemiche». Certo però «se una falsificazione c'è stata è grave». E comunque, avverte, il «tempo del buonismo» verso chi specula su vicende giudiziarie o presunti scandali «è finito»: «La parte di quello che sta zitto e buono a dire va bene, chiariremo, è finita». E annuncia: «Sono pronto a chiedere un risarcimento danni a tutti quelli che li hanno combinati». Ad esempio sulla puntata di Report che raccontava stravaganti trame renziane tra Africa e Kazakhistan all'ombra dell'Eni, e che ha provocato una raffica di smentite e querele da ogni lato. Inclusa quella di Renzi, che fa sapere di aver «dato mandato agli avvocati» di procedere contro «la follia» di quelle calunnie. Duro anche contro il Fatto di Marco Travaglio: «Avrebbe potuto chiedere scusa a mio padre per aver scritto cose false, ma lo farà in tribunale. Invece di fare il Fatto quotidiano fa il 'Falso quotidiano'». E ovviamente contro i Cinque Stelle, che invece di «combattermi con armi pulite» usano il web «in modo squallido facendo credere che ci sia già una condanna».

Sulla legge elettorale non cambia linea: «La coalizione del No è maggioranza al Senato: facciano una proposta e siamo pronti a discuterla. Ma sono solo capaci di chiacchierare». E sulle primarie cerca di disinnescare anticipatamente le polemiche sull'affluenza, che i suoi avversari useranno comunque per far apparire dimezzata la sua vittoria, che oggi appare scontata: «Perché non siano un flop devo prendere un voto in più di quello che arriva secondo. Fossero 100mila o 5 milioni quelli che verranno ai gazebo, è comunque una grande dimostrazione di partecipazione democratica». Una battuta anche su Berlusconi: «La politica non dovrebbe strumentalizzare pure il pranzo di Pasqua. Io comunque mangio l'agnello, è una tradizione di famiglia».

La trasmissione è stata preceduta da una trattativa singolare: su mandato del leader Pd, il suo staff aveva chiesto che il secondo giornalista in studio, chiamato a far da contraltare a Renzi, fosse Gianluigi Nuzzi. «Perché sia chiaro che non cerchiamo interlocutori compiacenti e non abbiamo paura di confrontarci», hanno spiegato ad una Lilli Gruber in difficoltà. Già, perché Nuzzi - cerimoniere ufficiale della kermess grillina di Ivrea - è stato uno dei protagonisti dello «spottone» (parola di Gruber) fatto la settimana scorsa da Otto e Mezzo a Davide Casaleggio, e non ha nascosto le proprie simpatie per l'interlocutore. Un antirenziano doc, insomma. Ma non è stato possibile per Renzi averlo in studio, non è chiaro se per evitare imbarazzi al giornalista o alla rete ospitante. In cambio, è stato invitato un principe del giornalismo italiano come Paolo Mieli. «Peccato però, mi sarei divertito», ha commentato l'ex premier quando i suoi gli hanno riferito il niet.

E oggi, la prima cosa che faranno in casa renziana sarà controllare i dati d'ascolto, per controllare se e di quanto è stato battuto Casaleggio Jr.

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