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Afghanistan, frenata Usa: "Ora i talebani avanzano"

Il Pentagono: "La violenza islamista è troppo alta, il ritiro delle truppe potrebbe rallentare"

Afghanistan, frenata Usa: "Ora i talebani avanzano"

Alla vigilia della visita del presidente Ashraf Ghani alla Casa Bianca si complica ulteriormente la situazione in Afghanistan, dove da una parte i talebani assumono il controllo di alcuni punti strategici e dall'altra si registra una corsa ad armarsi da parte della popolazione, che si organizza in milizie vista la sostanziale difficoltà delle forze di sicurezza governative. Sviluppi dinanzi ai quali il Pentagono potrebbe rallentare il ritiro delle truppe statunitensi, pur tenendo ferma la scadenza dell'11 settembre fissata da Joe Biden. Ad aprire alla possibilità è il portavoce John Kirby, il quale spiega che il segretario alla Difesa Lloyd Austin «controlla ogni giorno la situazione per vedere se il ritmo del ritiro è appropriato».

«La situazione cambia e i talebani continuano a condurre attacchi - prosegue - Se è necessario apportare modifiche al ritmo del ritiro in un dato giorno o in una determinata settimana, vogliamo mantenere la flessibilità per farlo». Lunedì, intanto, i talebani hanno preso il controllo di un distretto chiave nella provincia settentrionale di Kunduz, circondando la capitale. E funzionari locali spiegano che controllano anche il principale luogo di confine con il Tagikistan. Intanto, con il ritiro delle truppe statunitensi, l'avanzata dei talebani e il crollo costante delle basi e degli avamposti delle forze di sicurezza, diversi gruppi etnici stanno organizzandosi in milizie per difendere la popolazione. Zulfiqar Omid, un leader degli Hazara (la minoranza sciita presa di mira dai talebani) nella parte centrale del paese, spiega per esempio che ora comanda 800 uomini armati in sette aree, divisi in quelli che chiama «gruppi di autoprotezione». Anche all'Onu c'è «preoccupazione» per l'avanzata militare dei talebani. La rappresentante speciale delle Nazioni Unite nel paese e capo della missione Unama, Deborah Lyons, ha spiegato durante una riunione del Consiglio di Sicurezza che «se la campagna militare continua sarebbe tragico«, e la minaccia di distruggere i progressi ottenuti negli ultimi vent'anni è reale. «Più di 50 dei 370 distretti dell'Afghanistan sono caduti dall'inizio di maggio, la maggior parte dei quali circondano i capoluoghi di provincia - ha detto - cio' suggerisce che i talebani si stanno preparando per cercare di prendere queste capitali una volta che le forze straniere si saranno ritirate».

Mentre l'ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Linda Thomas-Greenfield, ha sottolineato: «Ai talebani ribadiamo che il percorso militare non porterà alla legittimità e che il mondo non riconoscerà l'insediamento di alcun governo imposto con la forza». «C'è solo una via da seguire: una soluzione politica negoziata e inclusiva attraverso un processo guidato dagli afghani», ha continuato, ribadendo che bisogna fare pressione «per negoziati significativi con la piena partecipazione delle donne, che portino a un cessate il fuoco permanente e globale, e a una soluzione politica giusta e duratura». Venerdì, nel frattempo, Biden vedrà Ghani e Abdullah Abdullah, presidente dell'alto Consiglio per la riconciliazione nazionale.

«Gli Usa - ha spiegato la Casa Bianca - resteranno profondamente impegnati con il governo afghano per garantire che il paese non diventi più un porto sicuro per gruppi terroristici che pongono una minaccia al territorio americano, continueranno a supportare l'attuale processo di pace e a incoraggiare tutte le parti afghane a partecipare significativamente ai negoziati per mettere fine al conflitto».

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