Afghanistan, ora le donne hanno paura. "Col ritorno dei talebani per noi è finita"

Crescono i timori sulla condizione femminile se gli integralisti prenderanno il sopravvento. Prima minaccia: lo stop alla scuola

Afghanistan, ora le donne hanno paura. "Col ritorno dei talebani per noi è finita"

«Proteggere i diritti delle donne sotto la sharia», la legge islamica. Sembra un ossimoro e in fondo lo è la dichiarazione con la quale i talebani hanno espresso la propria posizione sulla questione femminile nei negoziati di pace con il governo di Kabul, sperando di dimostrare che con le donne non saranno brutali come lo furono negli anni Novanta. Ecco perché, con l'annuncio che gli americani e le truppe Nato lasceranno l'Afghanistan l'11 settembre, dopo vent'anni, la paura delle donne nel Paese cresce di giorno in giorno e rischia di tornare a trasformarsi in puro terrore. Perché sharia - la legge e il diritto basati sul Corano e basati sulla Sunna, le norme ricavate dai detti e dai comportamenti di Maometto - può voler dire, come in Afghanistan è già accaduto prima dell'intervento americano vent'anni fa e come accade ancora nelle aree dominate dagli estremisti islamici - non solo non liberarsi mai del burqa, ma anche essere frustate per aver semplicemente ascoltato della musica oppure essere lapidate con l'accusa di adulterio. Come se non bastasse, poi - ed ecco la minaccia più concreta che si intravede all'orizzonte del ritiro americano e nell'eventualità del ritorno del regime islamista - può voler dire il ripristino del divieto all'istruzione femminile.

È all'incubo dello stop alla scuola per le donne a cui pensano con insistenza e preoccupazione le afghane. Nonostante le violenze ai danni di civili, tra cui moltissime donne, abbiano continuato a segnare l'Afghanistan in questi anni, soprattutto l'ultimo, nel Paese in questo momento ci sono donne soldato, ministre, governatrici, poliziotte, giudici, oltre che parlamentari. Ma le attiviste per i diritti delle donne, spesso escluse dai tavoli dei colloqui di pace, dove ora siedono in quattro nella squadra che rappresenta l'esecutivo di Kabul, avvertono: «Con il ritiro americano, rischiamo di perdere le conquiste raggiunte in questi anni, oltre che la pace». Non solo. Il timore è che il governo afghano, pur di raggiungere un'intesa, seppur debole con i talebani, sacrifichi ancora una volta la causa femminile sull'altare di un'eventuale pace, a dir poco vacillante. E se un accordo non si troverà e i talebani prenderanno il controllo, c'è la certezza che svaniranno anche i pochi diritti, tra cui quello all'istruzione, fin qui garantiti a uno sparuto gruppo di donne urbanizzate e i cui familiari maschi sono abbastanza evoluti da consentire loro l'accesso a scuola e la partecipazione alla vita pubblica.

«Sono così preoccupata per il mio futuro. Sembra così torbido. Se i talebani prenderanno il sopravvento, perderò la mia identità», ha spiegato al «New York Times» Wahida Sadeqi, 17 anni, studentessa alla Pardis High School di Kabul. «Ora che gli americani se ne andranno, ci aspettano giorni terribili con i talebani - ha commentato al quotidiano britannico «The Guardian» Basireh Heydari, anche lei studentessa nella capitale afghana -. Temo che non mi lasceranno uscire di casa, figuriamoci quel che sto facendo adesso», cioè studiare.

D'altra parte i numeri diffusi mercoledì dall'Onu sono impietosi e parlano di un rigurgito della violenza talebana, peraltro mai sopita.

Nel primo trimestre del 2021 morti e feriti sono cresciuti del 29% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, secondo l'Afghanistan Protection of Civilians in Armed Conflict 2021 First Quarter Report. In tutto 573 vittime e 1210 feriti. Con un aumento del 37% di uccisioni e ferimenti ai danni delle donne.

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