Potrebbero esserci altri soggetti, persino internazionali, dietro a Giulio e Francesca Maria Occhionero, i due fratelli accusati di procacciamento di «notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo al sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche», arrestati ieri mattina a Roma dagli uomini della polizia postale.
Le indagini hanno preso il via nel marzo 2016. È stato Francesco Di Maio, addetto alla sicurezza di Enav, l'ente di controllo che si occupa del traffico aereo, a nutrire sospetti dopo l'arrivo di una mail spedita dalla casella di posta elettronica del professor Ernesto Staiano, un romano che mai aveva lavorato con l'ente. A quanto pare, il pc che aveva inviato la mail faceva parte di un nodo di uscita «della rete di anonimazione Tor», che racchiudeva vari indirizzi di studi della Capitale e che veicolava attraverso il pishing. Il messaggio era stato aperto e il virus al suo interno, ovviamente inserito dagli Occhionero, ossia il malware «EyePyramid», aveva infettato la rete aziendale e il contenuto di tutti i computer a essa collegato era stato copiato su un server negli Stati Uniti. I due fratelli, a quel punto, potevano vedere che cosa i dipendenti di Enav scrivevano sui loro pc.
Un vero e proprio lavoro di spionaggio alla Wikileaks, insomma. Roba da fuoriclasse del cyber crimen, gente che, attraverso questi traffici illeciti, riusciva a raccogliere materiale in quantità enorme. Si parla di un lavoro, attuato dal 2011 al 2016, che ha portato all'hackeraggio di 18.327 computer e alla scoperta di 1.793 password. Appare strano che due persone totalmente sconosciute nel mondo degli hacker avessero così tante capacità. Così strano che si pensa che, in realtà, non siano che un «paravento», la punta dell'iceberg di un'organizzazione più complessa, che opererebbe col fine di detenere il potere, di guidare l'andamento economico internazionale e avere vantaggi per i suoi appartenenti. Se fosse così saremmo di fronte a uno dei più grossi intrighi mai scoperti. Le informazioni recuperate fanno infatti pensare a possibili contatti con agenzie di spionaggio estere che avrebbero potuto acquistare dagli Occhionero, sborsando laute cifre, informazioni e anche «notizie concernenti la sicurezza dello Stato». Ecco perché si cerca di risalire, anche con l'aiuto dell'Fbi, a eventuali conti correnti dei due aperti fuori dall'Italia.
Tenuti sotto controllo sono anche i progetti negli anni proposti dall'ingegnere hacker. Su uno dei server usati dai due, è stata recuperata la cartella «Tabu», con informazioni sull'Autorità portuale di Taranto. Gli Occhionero «avrebbero fornito consulenza per un'operazione commerciale per costruire infrastrutture nel porto pugliese al governo Usa». Ma c'è un altro punto, che questa volta riguarda il sistema bancario. L'ingegnere avrebbe fornito a Monte dei Paschi di Siena «la sua metodologia di trading giornaliero implementando un'apposita linea dedicata ai clienti high-net-worth». Si studia pertanto per risalire a eventuali hackeraggi anche in questo settore. Infine, Occhionero è membro della loggia «Paolo Ungari - Nicola Ricciotti Pensiero e Azione» di Roma, nella quale, in passato, ha ricoperto il ruolo di maestro venerabile e che fa parte del Grande Oriente d'Italia, il cui gran maestro è il senese Stefano Bisi, anche lui elencato tra gli spiati dei due fratelli. Una ossessione, quella dell'uomo arrestato, per le informazioni legate ai membri della massoneria.
Peraltro, c'è un collegamento con l'inchiesta P4, visto che gli inquirenti sono risaliti al fatto che tutti i dati raccolti, poi, finivano magicamente a quattro indirizzi già rilevati nel corso di questo secondo filone di indagine. Come si ricorderà, la P4 avrebbe avuto «l'obiettivo di gestire e manipolare le informazioni segrete o coperte da segreto istruttorio, oltre che di influenzare gare d'appalto», anche di alto livello.
Ma non è tutto, perché i due Occhionero hanno strane connessioni anche con la Rogest srl, di cui Giulio era consigliere e Maria Francesca presidente, la società gemella della cooperativa 29 giugno, al centro degli scandali di Mafia Capitale. L'amministratore unico della Rogest è Carlo Maria Guarany, braccio destro di Salvatore Buzzi.
A che puntavano l'ingegnere e la sorella? Ovviamente a tenere sotto controllo tutto il sistema di potere italiano, per trarne benefici o farli avere a un «gruppo di soggetti al servizio di interessi oscuri e illeciti». Insomma, collegamenti che potrebbero portare a sorprese non di poco conto. Intanto c'è un poliziotto indagato per favoreggiamento.
Sistema politico, finanziario, bancario e massonico sotto la lente di ingrandimento: ossia i poteri forti, quelli che guidano un Paese e la sua economia.
La Westland securities, fondata proprio dai due fratelli Occhionero, sarebbe collegata a una società offshore, la Homeric Ltd con sede nei Caraibi inglesi, una multinazionale che, si dice, avrebbe dietro Giorgios Karatzaferis, capo dei populisti greci. Una pista, come altre, che gli investigatori seguono per risalire a chi fosse dietro ai due romani e sciogliere il nodo di una matassa fin troppo complicata.
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