
«Il diritto all'oblio? Si risolve come dal fruttivendolo».
Dal fruttivendolo?
«Sì. Se li ricorda i fruttivendoli di una volta? Mettevi le zucchine su un piatto e i pesi sull'altro piatto. Ebbene con l'oblio è così: si mette il diritto alla privacy su un piatto, quello di cronaca dall'altra e si cerca l'equilibrio».
Ruben Razzante, professore di Diritto dell'informazione all'Università Cattolica di Milano, cerca di fare il punto sulla giurisprudenza relativa a un diritto, quello all'oblio, che per chi scrive - ovvero un giornalista - è come il fumo negli occhi.
Professore, però oggi la Corte del Lussemburgo ha un po' arginato questo diritto a veder cancellate le notizie che non si gradiscono...
«La Corte europea di giustizia ha stabilito che non esiste l'extraterritorialità dell'oblio. Ma c'è una seconda notizia di giornata che è stata un po' eclissata dall'altra: un provvedimento del garante per la privacy italiano che ha dato ragione un ex condannato riabilitato che trova ancora online notizie sulla sua condanna. Decisione che fa il paio con un'altra di luglio scorso secondo cui l'oblio si può far valere anche se una persona non è nominata ma vengono forniti elementi che la rendono riconoscibile».
Da un lato si allarga, da un lato si restringe. Sbagliamo o è una specie di far west?
«Diciamo che non esiste ancora una giurisprudenza così ricca sull'argomento da fornire indicazioni precise su come bisogna comportarsi. E così i vari tribunali decidono caso per caso».
Non esiste nessun paletto? Ad esempio qual è il tempo minimo per cui una notizia può essere considerata non più rilevante?
«In realtà il criterio temporale è fuorviante. Si può ritenere opportuno cancellare una notizia di tre o quattro anni fa quando l'interessato è un perfetto sconosciuto, ma sarebbe assai bizzarro pensare di cancellare le notizie sul delitto Moro, anche se risale a più di quarant'anni fa».
E allora qual è la strada maestra?
«Quella dell'aggiornamento. Sa bene che i giornali possono dare grande rilievo alla notizia di un rinvio a giudizio e poi relegare in un trafiletto la successiva assoluzione...».
Quindi il diritto all'oblio non è una minaccia per gli organi di informazione...
«Il rischio c'è, ma minacciare
querele è un'arma spuntata. Almeno con gli organi di informazione. La deindicizzazione può essere pretesa da Google ma non dal sito sorgente. I giornali sono depositari della nostra memoria storica, che non va mai cancellata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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