Il messaggio vocale su whatsapp è una dannazione: «Ho fatto male a Daniele. Non aprite l'armadio». Quell'armadio è la porta per l'inferno.
È lì che Davide Paitoni, 40 anni, operaio, decide di nascondere il cadavere del figlio, 7 anni; lo ha ammazzato con una coltellata alla gola poche ore dopo la notte più festosa del 2021, quella di Capodanno. Ma proprio mentre in tutto il mondo genitori e figli si baciano, un padre ha appena ucciso il suo bambino.
Il «movente»? La vendetta nei confronti dell'ex coniuge. Una «normale» storia di separazione, sfociata però nel mare del dramma. Non è la prima volta. Non sarà l'ultima. Perché nel braccio di ferro tra amore e odio, spesso a vincere è il secondo; anche se - questa - è una tragedia in cui la parola «amore» non ha diritto di cittadinanza. Più «comodo», forse, parlare di «follia»: sei lettere buone per «giustificare» ogni genere di nefandezza, foss'anche la più infame, come macellare la carne della propria carne. L'inspiegabile si consuma tra le mura di casa, dove Davide Paitoni ospita il figlio Daniele. Il quarantenne è agli arresti domiciliari, accusato di aver accoltellato un collega di lavoro. E qui nasce subito una domanda, rilanciata anche dal leader della Lega, Matteo Salvini: affidare il bambino al padre (in stato di detenzione e con un «codice rosso» attivato per maltrattamenti sulla moglie) è stata una decisione prudente? Una Ovviamente nessuno poteva prevedere l'orrore che si è compiuto, ma certo qualche avvisaglia c'era stata: Paitoni, pregiudicato, era noto per i suoi atteggiamenti violenti e l'episodio per il quale era ai domiciliari avrebbe dovuto rappresentare più di un campanello d'allarme. Inoltre c'erano state le minacce reiterate ai danni dell'ex coniuge, più volte denunciate dalla donna. Tutto inutile. Il conflitto di coppia è andato avanti, senza esclusione di colpi bassi e con Daniele nel ruolo di innocente «pungiball»: anche questa una dinamica tristemente nota nelle cause di separazione. Il bilancio è ora angosciante: Daniele sgozzato dal padre; la madre del piccolo scampata per miracolo alla furia dell'ex marito che ha tentato di eliminare pure lei; Davide Paitoni arrestato dopo una fuga durata qualche ora. I carabinieri di Varese e Saronno lo hanno ammanettato a Viggiù, mentre tentava di attraversare il confine svizzero: l'accusa è di omicidio volontario e tentato omicidio, l'uomo ora è in carcere a Varese in attesa di essere interrogato dal magistrato.
Gravissimi gli indizi di colpevolezza, a cominciare da un biglietto-confessione indirizzato al padre («Mi dispiace papà, perdonami») fatto trovare nell'armadio sul cadavere del bimbo. Poi, parole di disprezzo contro la moglie. Sulla porta della casa di Morazzone (Varese), teatro del delitto, i carabinieri hanno posto i sigilli. In quell'appartamento, Davide Paitoni stava scontando i domiciliari, accusato di aver accoltellato alla schiena un collega di lavoro ad Azzate, il 26 novembre scorso. Nonostante questo grave precedente Paitoni aveva comunque ottenuto dal giudice di poter trascorrere il Capodanno con il figlio che, domenica sera, sarebbe dovuto tornare dalla mamma. Ma domenica sera il povero Daniele giaceva senza vita, occultato tra gli abiti ricoperti di plastica all'interno dell'armadio maledetto. Paitoni è quindi andato a cercare la moglie a casa dei genitori di lei, a Gazzada Schianno, e ha tentato di uccidere anche lei colpendole con lo stesso coltello con cui aveva ammazzato il figlioletto. Ma per fortuna l'ha ferita solo di striscio. E così scattato l'allarme.
Una pattuglia dei carabinieri si è messa sulle tracce del sospettato, un'altra ha raggiunto l'appartamento a Morazzone. L'armadio era lì, chiuso. Aprire quelle ante è stato uno choc anche per i carabinieri. Uomini abituati alle scene peggiori. Ma non a vedere, tra cumulo di vestiti, un bimbo con la gola squarciata da una lama.
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