"Ai talebani del green dico: soluzioni senza propaganda"

Il responsabile dell'Ambiente e Sicurezza energetica: "Equilibrio tra nuove tecnologie e sistema produttivo"

"Ai talebani del green dico: soluzioni senza propaganda"

Gilberto Pichetto Fratin, da viceministro allo Sviluppo economico a ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica: tanti i nodi da sciogliere in comune, anche se da affrontare - ora - in un'ottica diversa.

«Al Mise i problemi si affrontavano a valle di tutto il processo, con la nuova casacca mi dovrò adesso occupare di tutte le questioni a monte, tra cui quelle degli approvvigionamenti energetici. E il momento di convergenza del lavoro svolto sarà logicamente il mercato».

Come interpreta il passaggio di denominazione da ministero della Transizione ecologica a ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, quindi con due funzioni ben chiare?

«Non mi formalizzo a entrare in letture particolari. È probabile che la nuova denominazione significhi una valenza di lungo periodo rispetto alla precedente».

Il suo predecessore Roberto Cingolani, che si è sempre definito un tecnico prestato alla politica, si è dichiarato disponibile a fungere da advisor. Dunque, un possibile consigliere di tutto rispetto.

«Con lui mi sono sentito più volte nei giorni scorsi. Proprio questa mattina, sul presto, avremo un incontro per il passaggio delle consegne e una serie di valutazioni».

Visto che lo incontra, vuole dare un giudizio al lavoro svolto da Cingolani nel governo Draghi?

«Senza dubbio positivo. Abbiamo fatto parte dello stesso governo e molte scelte sono state condivise con il ministero dello Sviluppo economico».

Ministro Pichetto, presto i «talebani del green» si faranno sentire...

«Capisco chi fa slogan e si schiera da una parte o dall'altra. Io ho sempre cercato, in tutte le attività svolte, di argomentare le mie scelte. Noi abbiamo un dovere preciso: quello di dare soluzioni e non di fare campagne».

Ha dedicato buona parte del suo ultimo mandato, da viceministro, ai problemi del mondo automotive e il suo mantra è sempre stato quello della neutralità tecnologica, cioè di guardare a tutti i tipi di alimentazione virtuosi. Mantra che accompagnerà anche la sua nuova missione, presumo.

«Certamente, nessuna marcia indietro o cambiamento di idea. Bisogna ragionare con quella che è la realtà del sistema produttivo e, quindi, riuscire a conciliare il tutto».

Il neo premier Giorgia Meloni, in proposito, ha chiaramente detto che tutela dell'ambiente e sostenibilità economica e sociale devono procedere parallelamente.

«Il mandato del mio premier è quello di concorrere a trovare il giusto equilibrio».

Pronto anche alla ripresa dei «Tavoli Automotive», ovviamente con i colleghi Adolfo Urso (Sviluppo economico), Matteo Salvini (Infrastrutture e mobilità sostenibili) e Giancarlo Giorgetti (Economia)?

«Certamente, il lavoro di squadra è fondamentale, come ha ribadito ieri il nostro presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella prima riunione di governo».

Sul passaggio imposto, nel 2035, a una mobilità solo elettrica, il vento sta cambiando. Allarmi sono stati lanciati pubblicamente anche dai big dell'auto, come Carlos Tavares, ad di Stellantis. Ritiene possibile che Bruxelles possa rivedere il piano. Tra l'altro, nel 2024 avremo un nuovo Europarlamento.

«Non ho la sfera di cristallo. Il problema viene comunque chiaramente posto. Sono tutte valutazioni da fare, a livello complessivo, dopo una verifica sulla capacità delle imprese di raggiungere l'obiettivo al 2035. Anche in considerazione delle criticità di approvvigionamento di microchip e batterie. Ma ci vuole la possibilità di ragionare sui tempi e sui modi per raggiungerlo, senza dimenticare i biocarburanti, l'idrogeno e deroghe a settori specifici».

Intanto, è riemersa Greta, ora favorevole al nucleare «pulito».

«Solo le montagne restano ferme... È l'Ue, e non i singoli Stati, che deve fare un'attenta riflessione».

La priorità per i primi 100 giorni?

«Fare bene, a partire da oggi».

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