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Aiuti condizionati e clausole sul debito Ecco cosa c'è da sapere sul nuovo Mes

Nessun segreto: la riforma decisa a giugno dopo una trattativa Ma la vera partita adesso è sulle banche. I diktat di Berlino

Aiuti condizionati e clausole sul debito Ecco cosa c'è da sapere sul nuovo Mes

La riforma del Meccanismo europeo di stabilità è il risultato di un accordo segreto?

No è la conclusione dei vertici tra i capi dei governi e i ministri economici dell'area euro che si sono tenuti nel giugno 2019. Il testo dell'intesa è pubblico.

L'Italia ha rinunciato a fare passare la sua linea?

La trattativa c'è stata in fase di Ecofin. I paesi del Nord, Olanda in testa, hanno proposto la ristrutturazione automatica del debito che è stata tolta su indicazione italiana. L'Italia non è riuscita a fare passare la sua linea su altri temi in particolare sulle clausole collettive e sulla garanzia comune sui depositi bancari.

Da cosa dipende la concessione di un finanziamento del Mes?

Prestiti praticamente automatici per i paesi con economie solide e conti in ordine. Per gli altri (Italia primo indiziato) il finanziamento è subordinato alla sottoscrizione di un «memorandum di intesa» nel quale il paese destinatario si impegna a misure correttive. Il trattato non specifica quali. È un meccanismo simile a quello già in vigore, ma in versione rafforzata. Da qui i timori italiani.

Se uno stato riceve un finanziamento dell'Mes il suo debito pubblico viene automaticamente ristrutturato?

No, ma la ristrutturazione del debito è resa possibile dalle «clausole di azione collettiva». In sintesi, la maggioranza dei creditori può chiedere allo Stato che emette titoli di allungare la durata del debito o di ridurne il valore. Questa possibilità esiste dal 2012 ed è in vigore. La differenza è che oggi i creditori possono decidere solo su singole emissioni di debito, con la riforma i creditori potranno decidere una «ristrutturazione ordinata» sull'intero ammontare del debito di uno stato. Un rischio per l'Italia c'è, ma solo in caso di una grave crisi.

Possibile cambiare la riforma?

A caro prezzo. È un trattato internazionale, non un regolamento europeo, come ha sottolineato l'ex commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Da un punto di vista formale a dicembre il governo può respingere il piano oppure in sede di ratifica, può essere il Parlamento a dire no.

È vero che la governance del nuovo Mes è a svantaggio dell'Italia?

In parte. Le decisioni adottate con procedure di emergenza richiedono una maggioranza dell'85%, quindi l'Italia può porre un veto. Per le altre è richiesta una maggioranza qualificata (all'80%) o semplice. In questo caso l'Italia non può porre veti.

Ci sono rischi per l'Italia?

Il Mes valuterà la sostenibilità del debito sulla base di procedure «trasparenti e prevedibili». Se i criteri scelti non dovessero tenere conto delle specificità del nostro debito si potrebbe innescare un meccanismo che favorisce la sfiducia degli investitori e quindi una crisi del debito.

Perché le banche sono preoccupate?

Principalmente perché nel «pacchetto» della riforma del Mes c'è anche la garanzia comune sui depositi bancari. La Germania vuole imporre un tetto massimo ai titoli di stato detenuti dalle banche. Un requisito che metterebbe nei guai gli istituti italiani. Questo è realisticamente l'unico punto sul quale l'Italia cercherà di ottenere qualcosa in questa fase della trattativa.

Ma il clima non è dei migliori.

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