Cronache

Alberi e presepi, battaglia per il Natale

Dal Piemonte alla Campania, ecco chi promuove le tradizioni. E chi invece le censura

Alberi e presepi, battaglia per il Natale

Una battaglia di civiltà, la nostra civiltà, può partire anche da un pugno di statuine sbeccate e da un fondale storto. Può partire anche da un presepe fatto nel freddo corridoio di una scuola, ma che scalda i cuori anche di chi cattolico non è, oppure lo è stato ma non lo è più.

Qualcuno la chiama identità, qualcun altro li chiama valori, qualcuno ancora tradizione. Ma la verità è che ogni cultura è fatta di un armamentario di simboli che magari si possono anche ritenere kitsch o stantii ma che vanno difesi. E invece ogni anno riecco il dibattito sul Natale negato, sulle tradizioni sbianchettate in nome di un multiculturalismo che anche agli occhi di chi lo accetta o lo trova inevitabile non può legittimare la cancellazione del nostro passato. Secondo il politicamente corretto imposto per decreto, per ordinanza o per circolare, intonare a scuola una canzoncina dedicata a Gesù offenderebbe i piccoli musulmani. Ma le stesse persone che vivono questa sudditanza certamente non si scandalizzerebbero se il loro figlio dovesse studiare il Corano in una scuola di Baghdad. Ieri vi abbiamo raccontato il caso di Bari, dove la curia è stata costretta ad anticipare la messa di Natale per evitare problemi con gli immigrati che hanno «sequestrato» un quartiere. Oggi ecco altre storie da ogni angolo d'Italia che raccontano la guerra del Natale da un fronte e dall'altro.

Orbassano (TO) - Fondi per una natività in ogni scuola

Un presepe in ogni scuola «per difendere il diritto di professare liberamente la propria fede cristiana e i suoi valori». Lo chiede una mozione approvata durante l'ultimo consiglio comunale di Orbassano, comune alle porte di Torino. La maggioranza di centrodestra, guidata dal sindaco Eugenio Gambetta, nel documento invitano i dirigenti scolastici a moltiplicare i simboli della cristianità in occasione delle feste coinvolgendo il corpo docente, gli studenti e le famiglie, con l'obiettivo di far riflettere tutti sul fatto che «ogni politica dell'accoglienza non può essere fondata sulla rinuncia ai propri simboli». La mozione è stata contestata dalle opposizioni, che hanno cercato di fare approvare alcuni emendamenti volti a sottolineare che l'articolo 3 della Costituzione sancisce «il diritto fondamentale all'uguaglianza». Le scuole non sembrano però aver tenuto conto della mozione: chi negli anni scorsi faceva il presepe continuerà a farlo e chi non lo faceva non sembra intenzionato a cambiare idea.

Roma - La materna dà un taglio ai lavoretti

È rivolta alla scuola materna comunale Francesco Crispi, nel municipio XII di Roma (zona Monteverde), dove per il secondo anno consecutivo nonv erranno allestiti né albero di Natale né presepe e non si svolgerà nessun laboratorio né si preparerà alcun lavoretto in occasione delle festività. Una decisione che secondo la direzione della scuola sarebbe imposta dalla Poses (la Posizione organizzativa dei servizi educativi e scolastici) ma che va in controtendenza con quello che accade in altri istituti.

Una mamma non ci sta e scrive al consigliere del municipio Giovanni Picone (Fratelli d'Italia) che contesta formalmente una decisione che «danneggia ancora una volta i bambini vittime della guerra ideologica di un buonismo miope che apre il varco anche al fondamentalismo». Picone scrive anche all'assessore alle Politiche educative Fabiana Tomassi, a cui aveva già scritto l'anno scorso: «A parole mi ha sostenuto ma concretamente non ha fatto nulla».

Castellammare di Stabia (NA) - Bambin Gesù? Sparisce dai canti

Alla scuola Basilio Cecchi di Castellammare di Stabia paesone in provincia di Napoli, il Natale verrà festeggiato con uno spettacolo il 16 dicembre al teatro Supercinema, realizzato nell'ambito del progetto Pastenà, che punta molto sul folclore. Sembra proprio, però, che non ci saranno canti di Natale o con chiari riferimenti al Bambino Gesù, per non urtare la sensibilità dei piccoli musulmani presenti nella scuola.

Subito è scattata la protesta, guidata da Fratelli d'ItaliaAn. Il coordinatore cittadino, Ernesto Sica, attacca la direzione scolastica e il consiglio d'istituto ed è pronto a dare battaglia nel caso la decisione diventasse nei prossimi giorni ufficiale. «Inutile dire - spiega Sica - che negare canzoni e poesie tradizionali, oltre che minare le radici cristiane di tutti noi, distruggerebbe anche lo spirito natalizio napoletano legano indissolubilmente al presepe e a tutto quello che gli gira intorno. Ormai siamo diventati ospiti a casa nostra, svendendo la nostra identità per un malato e insensato buonismo.

Como - In classe la recita è "non religiosa"

L'allarme lo ha lanciato Alberto Bianchi, nonno di un'alunna della scuola primaria Vacchi di via Montelungo a Como, che l'anno scorso rimase molto male scoprendo che all'interno della recita natalizia del 2016 della nipote e dei suoi compagni erano stati espunti tutti i riferimenti espliciti alle radici cristiane. «Spiace - si duole l'uomo in una lettera pubblicata dal quotidiano La Provincia - vedere messe in soffitta le nostre tradizioni per paura di offendere o emarginare chi non la pensa come noi. Facendo così, miniamo le fondamenta della nostra civiltà». La scuola, sempre tramite il quotidiano, ha risposto sottolineando che, durante le feste, non c'è nessun tipo di censura su messaggi cristiani o religiosi. «Fino a due anni fa l'ex custode preparava un presepe bellissimo ammirato da tutti i genitori, cattolici e non. Ora non si fa più perché lui è in pensione, ma nessun problema se si decidesse di rifarlo». Nella recita però, conferma la responsabile organizzativa e didattica carla Elia, non ci sono riferimenti religiosi al Natale, «ma è una scelta - spiega Elia - non dovuta a censura o altro». Scusi?

Varazze (SV) - L'avvento decora il municipio

C'è però anche chi nelle istituzioni crede fortemente al Natale. A Varazze, in provincia di Savona, da oggi la facciata del municipio in viale Nazioni Unite diventerà un enorme calendario dell'avvento, con le caselline che si apriranno una dopo l'altra fino al 24 dicembre, vigilia di Natale.

Nato da un'idea di Ascom Confcommercio, subito condivisa dall'amministrazione comunale, il calendario sarà realizzato utilizzando la facciata della palazzina che si affaccia sul viale principale di Varazze, quello che collega il Borgo al Solaro. Il calendario dell'avvento comunale sarà composto da ventiquattro finestrelle, alcune andranno a comporre la riproduzione di un disegno natalizio, mentre altre una fotografia da un archivio storico fotografico e che verranno aperte, come vuole la tradizione a partire da oggi. Dimostrazione che non è vero che le amministrazioni devono essere sempre freddamente laiche.

Trieste - L'aula vota unanime sui simboli

È stato un voto plebiscitario (34 sì su 34) quello che ha approvato nel consiglio comunale di Trieste una mozione presentata da Everest Bertoli di Forza Italia perché nelle prossime festività natalizie in ogni istituto scolastico e in ogni edificio pubblico venga allestito un presepio. «Spesso negli anni passati - ricorda Bertoli - ci sono state forti polemiche per la scelta di alcuni dirigenti di istituti scolastici eliminare dai festeggiamenti natalizi tutti i possibili legami alla Natalità.

Ritengo invece che la nostra cultura sia fondata sui valori dell'Umanesimo e della tradizione cristiana, e che il presepe rappresenti oltre che cultura e tradizione uno straordinario messaggio di pace, serenità, civile convivenza tra i popoli e speranza nel futuro in particolar modo per le giovani generazioni». «Per raggiungere l'obiettivo del rispetto, penso sia gusto conoscere gli usi e i costumi di tutti e non cancellare quelli di qualcuno», sottolinea la capogruppo Pd Fabiana Martini

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