Alberto Bagnai: "Io l'ho criticato sulle banche ma Draghi con noi è pragmatico"

Alberto Bagnai su La Stampa ha fatto il punto sull'arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi ma anche smarcandosi dall'etichetta di anti-europeista che lo accompagna ormai da tempo

Alberto Bagnai: "Io l'ho criticato sulle banche ma Draghi con noi è pragmatico"

Alberto Bagnai è sempre stato tra i leghisti più critici sull'euro ma la sua posizione sembra essere cambiata o, almeno, sembra essersi ammorbidita, tanto da aprire a Mario Draghi. Il responsabile economico del Carroccio ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa, nella quale parla del possibile futuro presidente del Consiglio e della possibilità di avere un dialogo con lui, nonostante le posizioni diverse in tema economico. "Continuo a pensare che nel 2018 fosse improprio da parte sua sollevare allarmi sulla tenuta del sistema bancario italiano, tanto più che questo era sotto la sua vigilanza. Ma sulle sue scelte e soprattutto sulle sue analisi di politica economica, a partire dal famoso discorso di Jackson Hole nel 2014, non ho mai trovato nulla da obiettare", ha spiegato Alberto Bagnai.

Si considera una persona pragmatica e rifiuta l'etichetta di anti-europeista: "Alcuni hanno fatto di un'espressione geografica un' ideologia. L'Unione Europea è un progetto politico e in quanto tale speriamo sia soggetto a diritto di critica. Noi rivendichiamo questo diritto. Confrontiamoci sui fatti". L'esponente della Lega ribatte sulla sua convinzione che l'Europa non sia stata all'altezza della gestione della pandemia e chiede a gran voce alle massime istituzioni di aprirsi al confronto, negando in questo modo che il suo partito non sia disponibile al dialogo, perché "siamo abituati a cercare soluzioni concrete, confrontandoci sui problemi concreti. Mi faccia dire che se i cittadini non percepissero i problemi sollevati dalla Lega, questa non sarebbe il primo partito, in ulteriore crescita nei sondaggi".

Il giornalista de La Stampa ha insistito sul tema dell'"imbarazzo" per Bagnai di aderire a un governo Draghi ma il leghista ha ribattuto convinto che "l'unico imbarazzo in certe sedi lo provo nel confrontarmi con i dilettanti. Io sono economista come Draghi, lui con un' esperienza istituzionale e di mercato infinitamente più elevata, ma veniamo dalla stessa scuola e abbiamo una lingua comune. È imbarazzante trovarsi a parlare con persone che parlano in termini di fede o di sogno. Sinceramente, non sono Freud: il 'sogno europeo' non so interpretarlo".

Alberto Bagnai rivela tutto il suo pragmatismo nell'affontare il tema spinoso del nuovo esecutivo: "La distinzione tra tecnica e politica è un artificio retorico. Quando si prendono provvedimenti che incidono sulla vita delle persone o si decide come utilizzare le risorse del Recovery fund, alla base c'è sempre una scelta politica tout court". A tal proposito, richiama il fallimentare tentativo di Mario Monti nel 2013 di imporre solo i tecnicismi, quando "abbiamo visto come è finita con l'austerità: recessione per sette trimestri consecutivi, poi toccammo il fondo e cominciammo a risalire piano piano".

L'arrivo di Mario Draghi, per Alberto Bagnai, era uno "scenario ampiamente anticipato". E sulla possibilità che la Lega sostenga un governo di Mario Draghi, Bagnai è chiaro: "Da parte nostra non ci sono preclusioni, pregiudizi sul nome, ma desideriamo che ci sia consentito di portare avanti alcuni progetti, a partire dal ripristino della legalità costituzionale. Basta con la stagione dei Dpcm.

Credo che Draghi, uomo delle istituzioni, ci sostenga in questa esigenza, che significa anche consentire quanto prima ai cittadini di esprimersi con il voto, dopo avere messo in sicurezza alcune questioni come i ristori, il piano vaccinale e la gestione degli aiuti europei contenuti nel Recovery Plan, da scrivere bene. A questo aggiungiamo l' esigenza urgente di riaprire rapidamente i cantieri delle opere pubbliche strategiche".

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