Aleppo, ancora orrori: evacuazione fallita bombardamenti ripresi

Rimpallo di responsabilità per lo stallo Il 27 summit Russia-Turchia-Iran, Usa fuori

Roberto Fabbri

Sono tornati vuoti nelle rimesse i bus inviati dal governo di Assad per evacuare ribelli e civili da Aleppo est. Un fallimento per il quale si assiste a un rimpallo di accuse in più direzioni: l'Osservatorio siriano per i diritti umani incolpa il governo, il governo accusa i ribelli e i ribelli accusano le milizie iraniane. Rimane il fatto che l'annunciata fine dei combattimenti non c'è stata, che i ribelli continuano a controllare due chilometri quadrati e mezzo in città (fonti russe) su cui l'artiglieria e l'aviazione di Damasco hanno ripreso a scaricare bombe.

Chiaramente la capitolazione finale dei ribelli ad Aleppo è questione di giorni se non di ore, con tutte le conseguenze del caso. Sul piano strategico, il colpo probabilmente fatale alle ambizioni di quanti puntavano alla caduta di Bashar el-Assad: la decisa azione militare russa a sostegno dello strategico alleato mediorientale ha funzionato. Sul piano umanitario, il sicuro scatenarsi della vendetta del raìs di Damasco, la cui storia personale parla fin troppo chiaro sul concetto che ha di tregua e del trattamento di chi si arrende: sono decine di migliaia le persone, tra ribelli e civili, che devono aspettarsi il peggio e che cercheranno di evitarlo andando a ingrossare le fila degli esuli. Sul piano diplomatico, infine, un duro confronto (che a parole costa poco) sulle responsabilità della riduzione di Aleppo a un mattatoio.

Dopo aver fatto poco o niente da Barack Obama in giù, l'Occidente è ora assai prodigo di gesti simbolici e di vuoti appelli. Le diplomazie francese e tedesca sono in prima fila nelle accuse a Putin e ad Assad, l'Europa assicura per bocca di Federica Mogherini che i responsabili di crimini di guerra saranno chiamati a risponderne, mentre l'amministrazione uscente di Washington unisce alle accuse a Mosca l'ormai famigerata attitudine a cederle la responsabilità di agire. Senza parlare della Tour Eiffel spenta «in solidarietà ad Aleppo», dove è facile immaginare quali vantaggi ne trarranno. Chiude il triste cerchio della vacuità l'Onu, la cui commissione d'indagine sui crimini di guerra in Siria sottolinea «le numerose notizie» di violazioni da parte delle forze filogovernative, tra cui esecuzioni sommarie e sparizioni forzate.

Oggi dovrebbe comunque essere il giorno finale dell'assedio di Aleppo, da cui non giungeranno quindi più gli strazianti tweet dell'ormai celebre Bana Alabed, la bambina che per mesi ha raccontato al mondo la vita quotidiana sotto le bombe. Si continuerà invece a combattere sugli altri fronti in Siria, come ieri ha assicurato il sempre più baldanzoso Assad che ieri, parlando a giornalisti russi, ha detto che Donald Trump «sarà un nostro e un vostro alleato naturale» se agirà contro il terrorismo come ha promesso in campagna elettorale.

Intanto è stato annunciato per il prossimo 27 dicembre un

vertice sulla crisi siriana che vedrà tre soli protagonisti: Russia, Turchia e Iran. L'organizzazione è di Ankara, e si tratta di un vero colpo alla schiena per Barack Obama, l'ultima umiliazione per un presidente fallimentare.

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