Ad Aleppo la guerra, di fatto conclusa con la vittoria del regime di Bashar el-Assad e dei suoi alleati russi e iraniani, continua a parole (e non solo) sulla delicata questione dell'evacuazione della parte orientale della città. Fonti russe hanno affermato ieri mattina che tutte le donne e i bambini avevano lasciato Aleppo est, ma che in alcuni quartieri restavano gruppi di combattenti ribelli. La stessa fonte dettagliava in oltre 9.500 persone, di cui 4.500 combattenti e 337 feriti, il numero degli evacuati da Aleppo est dai suoi militari. Poche ore dopo, però, la musica cambiava. Una serie di attacchi bloccava le operazioni. Tipicamente, diverse parti si rinfacciavano la responsabilità del fatto. Sta di fatto però che la rappresentante dell'Oms in Siria, Elizabeth Hoff, al telefono da Aleppo ha detto che è stato «ordinato» ai civili che «volevano disperatamente uscire» di tornare nelle proprie case. Tra quanti restano in attesa di essere evacuati, ha aggiunto, ci sono «molte donne e bambini», mentre «nessuno conosce il numero esatto di persone che ancora restano ad Aleppo est, ma si sa che è molto alto». Notizie confermate da fonte governativa turca, secondo cui nel pomeriggio era in corso un «intenso lavoro» per consentire la ripresa delle evacuazioni dai quartieri trasformati in trappola.
La confusione regna dunque sovrana ad Aleppo, ed è chiaro che anche le dichiarazioni ufficiali più categoriche vanno prese con le pinze. Un'altra fonte diventata drammaticamente famosa in questi mesi, la bambina Bana Alabed che ha raccontato al mondo le giornate sotto le bombe ad Aleppo est, continua a inviare tweet con disperate richieste di soccorso. «Vi prego, adesso salvateci», ha scritto Bana. E poco prima sua madre, Fatemah, aveva firmato sull'account di Bana un altro tweet rivolto al «mondo intero» in cui denunciava il «fallimento del cessate il fuoco». Tutto questo però stride con la notizia diffusa da attivisti secondo cui ad Aleppo est internet sarebbe stato bloccato. Questo caos di informazioni contraddittorie è appunto la norma nell'Aleppo di oggi.
Nel resto della Siria le cose non vanno meglio. Con le forze russe concentrate su Aleppo, ieri sono state quelle della coalizione a guida americana a colpire Palmira riconquistata nei giorni scorsi dall'Isis: i raid hanno distrutto 14 carri armati, un sistema di artiglieria per difesa aerea e altri armamenti nella vicina base di Tiyas. Appena due giorni prima il generale americano Stephen Townsend, che guida la coalizione, aveva denunciato la cattura a Palmira da parte dell'Isis di missili antiaerei.
C'è stato anche un atroce attentato suicida in un ufficio postale di Damasco: una bambina dell'apparente età di 7 anni che indossava una cintura esplosiva è stata fatta saltare a distanza, uccidendo secondo testimoni almeno tre persone.
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