La Spagna che si vendica dello sgarbo di Matteo Renzi, il ministro degli Esteri Angelino Alfano assente. Scarso tatto politico. Più che qualche leggerezza e la sfortuna al gioco del bussolotto, è stata una serie di errori tattici e strategici ad avere provocato la debacle Ema. Tremila posti di lavoro persi, due miliardi di valore economico in fumo per Milano e l'Italia. La sconfitta non è avere perso una estrazione a sorte, ma non avere raggiunto 14 voti. Ne bastava uno per vincere e quello che è mancato è il consenso degli spagnoli. Nei momenti immediatamente successivi alla sconfitta, il voto di Madrid è stato interpretato come l'ennesimo «tradimento» della Spagna. Un altra rottura del fronte del Sud. Ma non è andata esattamente così.
Una fonte spagnola ieri ha ricostruito le ultime battute della trattativa con l'Italia. In sintesi, la Spagna aveva proposto al sottosegretario alla presidenza con delega agli Affari Europei Sandro Gozi un accordo «uno a uno». In sostanza, i due paesi avrebbero appoggiato le rispettive candidature se si fossero imposte ai primi turni. L'Italia avrebbe appoggiato Barcellona oppure la Spagna Milano. Accordo molto conveniente per noi, visto che la candidatura catalana era già debole in partenza ed è praticamente tramontata dopo il referendum pro indipendenza.
Gozi lo avrebbe rifiutato dicendo al collega che «c'era stato un malinteso». A questo punto il governo, nella persona di Jorge Toledo, Segretario di Stato per l'Unione europea, ha ringraziato e si è indirizzato verso la candidatura di Amsterdam. Il suo voto si è rivelato decisivo.
Ma ha pesato anche la memoria di sgarbi meno recenti. Come quando Matteo Renzi premier organizzò il famoso summit a Ventotene con Francois Hollande, presidente francese, e Angela Merkel, cancelliera tedesca, dimenticandosi il premier spagnolo Mariano Rajoy.
Versione di parte. Possibile che la Spagna si voglia discolpare, visto che l'Italia l'ha sempre sostenuta e quello di ieri è uno strappo destinato a incrinare il «fronte del Sud». Ieri le tensioni Italia Spagna erano palpabili. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha detto che «alla fine questa idea di Mediterraneo non c'è». Il governatore Roberto Maroni ha riferito che «anche Gentiloni è molto arrabbiato» per il voto della Spagna. Clima che ha costretto il ministero degli Esteri a diramare una nota ufficiale per dire che «non c'è nessuna critica da parte dell'Italia nei confronti del governo spagnolo.».
Tra gli errori tattici dell'Italia ieri era molto gettonato il confronto tra il dossier di Milano e quello per Amsterdam, con il primo pieno di errori grafici (pagine bianche e mappe spezzate) e refusi («Cardrona» al posto di Cadorna).
Dettagli. A fare perdere a Milano una sede prestigiosa e il relativo indotto miliardario sono stati anche errori strategici. Le interpretazioni che circolano tra Roma e Bruxelles sono univoche. È mancata qualche pedina di peso nella trattativa. Ad esempio il ministero degli Esteri. Al Consiglio Affari Generali, sarebbe potuto andare il ministro Angelino Alfano e non Gozi. La trattativa per l'Ema è cosa da diplomazie, non un compito da seconde file.
Soprattutto per noi, che consideravamo la posta in gioco molto rilevante. Non a caso durante la trattativa in molti hanno lodato il lavoro del ministro Beatrice Lorenzin, più che quello del titolare degli Affari europei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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