Angelino Alfano ha più di un punto in comune con il suo ex socio Gianfranco Fini. Come Fini è uso a complottare contro il suo capo che lo ha beneficiato, fino a tradirlo per fregargli il posto. Come Fini (caso Montecarlo, ma non solo) lui sostiene di non sapere mai nulla di ciò che succede sotto il suo naso. Come Fini è maestro nell'arte di non dire nulla ma dirlo benissimo, tanto che ogni tanto qualcuno abbocca. Come Fini è specialista nel rinnegare il suo passato fino a prendere le distanze anche da se stesso. E, ultimo, come Fini è un perdente incapace di chiedere scusa.
Il paragone mi è venuto alla mente vedendo e ascoltando il nostro ministro degli Interni riferire in Parlamento sugli incidenti di ieri l'altro tra poliziotti e operai disoccupati quanto inermi. Alfano ha parlato per venti minuti senza dire assolutamente nulla che non fosse già scritto al mattino nelle cronache dei giornali. E soprattutto non ha detto l'unica cosa che avrebbe avuto senso: scusatemi, mi prendo tutta la responsabilità di quanto accaduto e sono pronto a dimettermi.
Povero Alfano, su questo deve prendere ancora qualche lezione da Fini, che ai tempi del caso Montecarlo le dimissioni da presidente della Camera almeno le aveva annunciate, anche se ovviamente mai eseguite. Ma uno le palle le ha o non se le può inventare. Al suo confronto Sandro Bondi è un gigante di coraggio e senso dell'onore: si dimise da ministro della Cultura per un muretto di Pompei caduto causa pioggia. Di razza superiore alla sua anche Scajola, due volte dimissionario: la prima, da ministro degli Interni, per una frase infelice sul povero Marco Biagi carpita con l'inganno dai giornalisti, la seconda per la casa al Colosseo, fatto imbarazzante ma che come hanno sentenziato i giudici non costituisce reato.
Da quella poltrona Alfano non lo schiodano neppure i manganelli. Del resto, via di lì dove va? Il suo partito è in via di estinzione, Renzi lo detesta, Berlusconi non lo vuole più vedere.
Meglio fare il pesce in barile, resistere, e farla pagare a qualche poliziotto. A meno che, questa volta, le palle le tiri fuori Renzi. Ma non è aria: prima viene la tenuta della maggioranza, all'onore ci penseranno un'altra volta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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