Alfano vuole 27 seggi. Casini uno per sé

Il leader Ap alza il prezzo ma Renzi pensa di dargli solo quattro poltrone

Alfano vuole 27 seggi. Casini uno per sé

Roma Matteo Renzi mette sul piatto delle trattative una decina di parlamentari da eleggere nei collegi uninominali per chiudere l'accordo con i centristi in vista delle elezioni politiche. Più che di programmi e ricette economiche per il Paese, Alfano, Casini e Renzi litigano su poltrone, seggi blindati e cifre dei sondaggi. L'intesa è praticamente chiusa con Pier Ferdinando Casini e il suo movimento Centristi per l'Europa, che al momento i sondaggisti collocano in «altri»: l'ex presidente della Camera si accontenta di una poltrona per sé e per il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti. Due seggi in altrettanti collegi uninominali in Emilia Romagna, regione in cui la coalizione del Pd sarebbe favorita. Su una terza poltrona, che Casini vorrebbe garantire a Gianpiero D'Alia, il rottamatore non è disposto a cedere. Più complicata la trattativa tra Renzi e Alfano.

L'accordo tra Pd e Ap rischia di spingere Giuliano Pisapia tra le braccia di Massimo D'Alema e Pietro Grasso. Uno scenario che il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio prova a evitare, implorando il leader di Campo progressista di far cadere il veto su Alfano. Il ministro degli Esteri, in caso di intesa con i democratici, perderebbe mezzo partito: la corrente lombarda che governa la Regione con il centrodestra ha già bocciato l'alleanza di centrosinistra. Alle porte ci sono le regionali e il governatore Roberto Maroni ha chiarito come le due competizioni (nazionale e regionale) siano collegate: «Sono preoccupato. Io vorrei continuare con la maggioranza che c'è perché sta lavorando bene, e ha portato grandi risultati che faremo conoscere a tutti i cittadini lombardi in questa campagna elettorale. È chiaro che, se a livello nazionale, il partito di cui fanno parte esponenti in Consiglio che mi appoggiano, decide di fare l'alleanza con il Pd, un bel problema c'è. Quindi vedremo. Nei prossimi giorni li incontrerò, per capire come continuare questo percorso comune. Cosa che io intendo fare, però se ci sono le condizioni. Se la scelta è un'altra, di allearsi col Pd, non ci sarebbero le condizioni per continuare».

Ma nonostante il rischio di ritrovarsi senza partito, Alfano alza il prezzo, sperando di strappare a Renzi 27 parlamentari, 18 alla Camera dei deputati e 9 al Senato, da garantire nel maggioritario. La richiesta si basa sui sondaggi che assegnano ad Ap una forbice tra il 2 e 3 % di consensi: numeri che obbligherebbero il segretario dei dem ad assecondare le richieste di Lupi e Alfano che puntano ad avere candidati di Ap nel 3% dei collegi uninominali: 18 al Camera e 9 al Senato. Richiesta, per ora, respinta al mittente: il leader del Pd non si fida dei sondaggi «gonfiati» di Alfano e vorrebbe riconoscere ai centristi al massimo 4 seggi sicuri.

Quattro poltrone per salvare, oltre ad Alfano, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il coordinatore nazionale

Lupi e il sottosegretario campano alla Difesa Gioacchino Alfano. Resta in piedi la strada di una corsa solitaria: un nodo che gli alfaniani scioglieranno solo nella direzione nazionale convocata per la settimana prossima.

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