"Gli alimenti mai così cari". Rischio di bomba migranti

L'allarme Fao: prezzi agricoli mondiali ai massimi. Esodi da Africa e Medioriente in caso di carestie

"Gli alimenti mai così cari". Rischio di bomba migranti

Una delle conseguenze collaterali più drammatiche della guerra in Ucraina è la crisi migratoria che ha portato milioni di ucraini a cercare rifugio nei paesi dell'Europa orientale generando un'ondata di profughi senza precedenti per Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Moldavia. A ciò va aggiunta una crisi economica che non riguarda solo l'energia ma interessa numerosi settori a partire da quello alimentare. Le conseguenze si fanno così sentire non solo nel fronte di guerra ma anche nel resto del mondo provocando sconvolgimenti non solo di carattere economico ma anche sociale. È lecito perciò attendersi nei prossimi mesi un effetto domino che non colpirà l'Europa solo direttamente ma anche indirettamente a causa delle conseguenze della guerra per l'Africa a partire dalle forniture di grano. L'Ucraina e la Russia sono infatti due dei principali esportatori di grano nel mondo e il loro export si indirizza in prevalenza verso le nazioni africane e il rischio di un crollo della produzione e di carestie in Africa è tutt'altro che remoto.

Secondo Filiera Italia, che raccoglie alcuni dei nomi più rappresentativi dell'agroalimentare italiano, sono previste forti tensioni nel nord Africa e in Medioriente nei prossimi mesi: «Parliamo di Paesi come l'Eritrea che dipendono per il 100% dal grano prodotto nei 2 Paesi, o della Somalia il cui rapporto di dipendenza supera il 90%, o ancora come l'Egitto che dipende per l'80% dalla produzione di queste zone». Ben cinquanta Paesi in via di sviluppo sono dipendenti per oltre il 30% dalle importazioni di cereali da Ucraina e Russia e venticinque di questi lo sono per oltre il 50%.

La carenza di grano potrebbe portare a una vera e propria emergenza sociale con il rischio di un'emigrazione di massa verso i paesi dell'Europa meridionale. Se così fosse, il Mediterraneo sarebbe la meta privilegiata e ci potremmo ritrovare con decine di migliaia di migranti pronti ad entrare nel nostro paese con un aggravante rispetto al passato, ovvero la difficoltà di attivare meccanismi di ridistribuzione essendo già in atto un'altra emergenza migratoria nell'Europa orientale. Se a ciò aggiungiamo il fatto che le risorse comunitarie in materia di immigrazione verranno concentrate verso i paesi che in questi mesi hanno affrontato l'arrivo dei rifugiati ucraini e che il Mediterraneo rischia di diventare un'area secondaria per l'Ue, emerge tutta la gravità della situazione. Ma c'è di più: il rischio che la Russia utilizzi l'emergenza migratoria in Nord Africa come un'arma per destabilizzare l'area mediterranea è tutt'altro che remota e non dobbiamo dimenticare che in Libia i russi continuano a giocare un ruolo.

Non a caso proprio ieri la Fao ha lanciato un grido d'allarme sull'aumento dei prezzi alimentari definendoli «ai massimi storici» con incremento generale a marzo del +12,6% rispetto al mese precedente. Per Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao: «Bisogna ricordare la connessione profonda dei due Paesi oggi in conflitto, Russia e Ucraina, entrambi forti esportatori di beni agricoli essenziali, in particolare con alcuni contesti in via di sviluppo».

Una relazione diretta tra luoghi del conflitto e alcuni Paesi in via di

sviluppo in particolare nel Nord Africa che rischia di riverberarsi a livello di sicurezza alimentare con un effetto a catena pericoloso di cui l'Italia potrebbe essere tra le nazioni europee a subire le maggiori conseguenze.

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