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Alitalia, dopo 11 anni privati il governo torna alle nomine

Il premier ha indicato Francesco Caio come presidente Fabio Lazzerini sarà l'ad. Da subito al lavoro sul piano

Alitalia, dopo 11 anni privati il governo torna alle nomine

Con stile poco istituzionale, ma in linea con i tempi, il presidente del Consiglio ha scelto Facebook per annunciare un decreto in base al quale sarà costituita la newco per Alitalia, e per rivelare i nomi del nuovo vertice: presidente sarà Francesco Caio, ingegnere e manager di primo piano, amministratore delegato Fabio Lazzerini, attuale direttore del business della compagnia. Caio, che non risulta titolare di deleghe operative, è napoletano, ha 63 anni, un passato a Poste Italiane e, più recente, come presidente di Saipem. Lazzerini, 56 anni, ha avuto vari incarichi, prevalentemente nel mondo aeronautico: è transitato, da Amadeus, Emirates, Enit, quindi Alitalia nel 2017.

L'ultimo vertice di Alitalia nominato dal governo è stato quello con Maurizio Prato nel 2008. Solo un anno dopo la compagnia finì commissariata, per la prima volta.

Tornando a Conte, il decreto non è stato ancora varato, ma sarà proposto a breve dal ministro Gualtieri e cofirmato dai ministri De Micheli (Trasporti), Patuanelli (Sviluppo) e Catalfo (Lavoro). Conte assicura che sono state condivise le linee guida del piano industriale, per consentire il «perseguimento di strategie aziendali nel segno della economicità di gestione, in modo da affrontare, con piena capacità competitiva», le sfide del mercato dei trasporti aerei post Covid. Il presidente annuncia che «il vertice neo designato potrà da subito lavorare», con gli advisor già individuati Tesoro, «al nuovo piano industriale, che sarà poi notificato alla Commissione europea». «Questa decisione consente una risolutiva accelerazione del progetto riguardante la nuova compagnia», continua il premier. «Abbiamo fretta di procedere e di rilanciare un vettore nazionale che possa offrire le massime garanzie non solo di una gestione aziendale efficace ed efficiente, ma anche di valorizzazione dell'intero sistema dei trasporti nazionali».

Fin qui gli annunci e gli auspici: le sfide verranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Mai in passato un vertice di nuova nomina aveva avuto a disposizione un capitale di 3 miliardi, cifra molto importante se si guardano conti e perdite della compagnia. Oggi Alitalia viene nuovamente nazionalizzata, e a 11 anni dalla privatizzazione è possibile dire che la ricetta giusta non l'hanno trovata né il pubblico né il privato, nemmeno nomi come quello di Etihad, che sembrava giusto per il miracolo. Alitalia è dal 1998, era Cempella, che non chiude un bilancio in utile senza ricorrere a poste straordinarie. Dopo di lui si sono succeduti alla guida della compagnia Francesco Mengozzi, Giancarlo Cimoli, Berardino Libonati, Maurizio Prato, poi il commissario Fantozzi; per arrivare, nel 2009, alla privatizzazione con i Capitani coraggiosi di Roberto Colaninno. Quasi fosse una maledizione, le perdite di Alitalia sono sempre state mediamente le stesse, 500-600 milioni all'anno, qualcosa come 1,5-2 milioni al giorno. È legittimo chiedersi quali chance ha la nuova Alitalia di trovare la rinascita.

I tre miliardi consegnati a Caio e Lazzerini serviranno a rinnovare la flotta e a effettuare investimenti per valorizzare le due vocazioni della compagnia: portare in Italia i turisti stranieri e accompagnare nelle destinazioni del business i nostri uomini d'affari. Occorrerà una gestione efficiente in un mercato non facile: l'Italia è lunga e stretta, ha molti aeroporti nazionali, un forte radicamento romanocentrico. In passato una delle cause della disfatta è stata la competizione delle compagnie low cost, oggi indispensabili per l'economia di tante regioni. Vedremo se i nuovi manager, sostenuti da nuove regole governative, riusciranno a fare di Alitalia una compagnia redditizia. Altrimenti, i 3 miliardi svaniranno. Ultima annotazione: il prestito ponte da 1,3 miliardi non sarà restituito e resterà a carico dei contribuenti.

È questo il vero significato della bella parola «discontinuità».

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