Nelle ore calde della serrata trattativa governativa sulle risorse da destinare alla manovra, Forza Italia lancia l'allarme sui conti pubblici.
Non è facile richiamare alla dura realtà del nostro debito e ricordare la spada di Damocle rappresentata dal giudizio dei mercati nel momento in cui i partiti di governo giocano al rilancio e promettono spesa pubblica in deficit, esercitando il loro pressing sul ministro dell'Economia per strappare la maggiore quantità possibile di fondi disponibili. Il tentativo è di ricordare gli effetti «concreti» di un azzardo contabile sui nostri titoli di Stato e sulle tasche degli italiani.
«La notizia del possibile accordo raggiunto tra Lega e Movimento Cinquestelle sulla volontà di chiedere al ministro dell'Economia Giovanni Tria di fissare il rapporto deficit/Pil per il 2019 al 2,4%, di gran lunga al di sopra dell'1,9% che tutti gli operatori si aspettavano, sta scatenando un vero e proprio terremoto sui mercati finanziari. Tria non può avallare il 2,4» attacca Renato Brunetta. «Gli investitori internazionali hanno subito iniziato a vendere i titoli di Stato italiani, facendo salire lo spread a oltre 240 punti e il rendimento dei Btp decennali a quasi il 3,0%. La Borsa è arrivata a perdere quasi il 2% e le banche hanno registrato perdite anche superiori, preoccupate dalla svalutazione che il loro attivo può subire e dalla possibilità di dover aumentare i tassi sui mutui, come conseguenza dell'aumento dello spread».
Lucio Malan prova a tradurre in denaro contante. «Colpisce leggere del sovrano disprezzo degli esponenti del Governo per i cosiddetti zerovirgola. Lo 0,1 del Pil corrisponde a oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro, cioè 30 euro per ogni italiano. Investitori e risparmiatori gli zerovirgola li guardano e con le aste dei titoli di Btp e Cct di stamattina si è consolidata una perdita di quasi 3 miliardi, per qualche zerovirgola di rendimento in più che l'Italia è costretta a spendere per collocare il proprio debito. E questo rialzo dei rendimenti è stato determinato dai soli annunci fatti da esponenti del governo». Mara Carfagna, invece, punta il dito sul balletto di cifre e percentuali che ha accompagnato (e sta accompagnando) la genesi della manovra: «Assistiamo sgomenti alla tombola della legge di Bilancio: ogni minuto si alza qualcuno e spara un numero a caso. 1,6, 2,4, 3, col ministro dell'Economia, ultimo garante del nostro Paese sui mercati, minacciato pubblicamente dalla maggioranza e dallo spread. Avanti così e salta il tavolo».
Un appello alla responsabilità viene lanciato da Anna Maria Bernini: «Gli amici della Lega che governano con i Cinquestelle ci pensino seriamente: manca poco al varo della legge di Bilancio. È un bivio decisivo, si possono garantire investimenti per la crescita e l'occupazione come noi auspichiamo a gran voce oppure si può cedere all'assistenzialismo fine a se stesso, molto simile a quel tanto peggio tanto meglio che abbiamo conosciuto e sconfitto in altra epoca, che deprimerà ancor più l'economia. Decidano loro che strada percorrere». Mariastella Gelmini, infine, richiama l'attenzione sui paradossi verbali di questa fase politica: «Di Maio ha pensato di poter abolire la povertà e conferire la dignità per decreto.
Ora vuole fare una manovra senza guardare i numeri. Penso che nessuno si sentirebbe rassicurato se il proprio commercialista, nel predisporre la dichiarazione dei redditi, non guardasse i numeri. La manovra è fatta di numeri dentro i quali c'è la vita delle persone».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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