È allarme ignoranza: un ragazzo su tre non capisce un testo

Alla fine delle medie su geometria e logica il 40% è fermo alle elementari. La scuola serve a chi non ne avrebbe bisogno, non recupera chi è in difficoltà

È allarme ignoranza: un ragazzo su tre non capisce un testo

Roma - L'Italia è in emergenza educativa. I risultati degli ultimi test Invalsi (l'ente di valutazione del sistema scolastico diretto da Anna Maria Ajello) possono essere criticati e ridimensionati, ma sarebbe ipocrita fingere di ignorare quello che è evidente da molti anni. La scuola italiana non riesce a recuperare gli studenti in difficoltà e finisce per esercitare la sua funzione al meglio soltanto con chi in realtà ha la possibilità di riparare lacune e carenze grazie alla propria famiglia e al proprio stato sociale. Soltanto due alunni su tre arrivano alla fine dei due snodi cruciali del percorso di studi, l'esame di terza media e la Maturità, con la capacità di comprendere pienamente un testo di Italiano. E in Matematica le cose vanno anche peggio. Alla fine delle medie il 40 per cento degli studenti ha competenze da quinta elementare. Come se avesse saltato i tre anni di secondaria inferiore.

I risultati del 2019 sono particolarmente significativi per una serie di ragioni tecniche e politiche. Per la prima volta i test sono stati sottoposti ai maturandi mettendo così a nudo un'altra scomoda verità. La promozione in sé e tanto meno il voto della Maturità non possono garantire la preparazione dell'alunno e dunque il diploma non è in realtà un documento dal valore uguale per tutti perché le variabili sono tantissime. E ancora per la prima volta le verifiche sulla conoscenza dell'Inglese sono inserite nel quadro comune di riferimento europeo. Purtroppo anche in questo caso gli studenti italiani sono in evidente difficoltà: soltanto il 35 per cento raggiunge il livello richiesto, il B2, alla Maturità nella listening, l'ascolto. Questo significa meno di 4 ragazzi su 10. Una lacuna che appare già evidente in terza media dove la prova di listening che richiede il livello A2 è ottenuto soltanto da uno scarso 60 per cento. E una percentuale di quelli che non arrivano al traguardo richiesto resta addirittura ai livelli pre A1: ovvero meno della 5 elementare. Eppure alla fine la quota delle promozioni si attesta sempre quasi al 100 per cento. Sia chiaro, la soluzione non è certo quella di aumentare le bocciature, ma è evidente che le lacune che cominciano a evidenziarsi alla fine delle elementari non vengono affrontate.

La primaria in qualche modo ancora «tiene» ma rispetto al passato i risultati appaiono in lieve peggioramento. I test eseguiti in seconda elementare evidenziano che i bambini e le bambine in forte difficoltà nella comprensione di un testo in Italiano sono pari al 20 per cento, ovvero uno su cinque. In Matematica, sempre a livello nazionale, le forti difficoltà interessano il 28 per cento dei bambini. Già in quinta elementare si evidenziano le differenze tra Nord e Sud. Ma non è esatto definire l'Italia divisa in due con un Nord eccellente e un Meridione che affonda. In realtà sono quattro le regioni che mostrano le maggiori difficoltà: Campania, Calabria e le isole, Sardegna e Sicilia. La Puglia ad esempio ha risultati nella media e in Centro, l'Umbria e le Marche registrano performance anche superiori.

In quinta elementare a livello nazionale i bimbi in difficoltà nella comprensione di un testo sono in media il 25 per cento, ovvero uno su quattro. In Calabria e Sicilia le cose però vanno molto peggio: sono più di uno su tre. In terza media le differenze diventano eclatanti. Tutti peggiorano, soltanto il 65,6 dei ragazzi possiede le competenze richieste in Italiano ma in Calabria purtroppo è il 50 per cento che non arriva al traguardo minimo, uno su due.

E poi il dramma della Matematica intorno al quale non si può continuare a fare finta di nulla. È evidente che si tratta di un problema didattico visto che in terza media in media quasi il 40 per cento dei ragazzi non raggiunge la sufficienza mentre in Sardegna e Campania si supera il 50 per cento, in Sicilia ci si avvicina al 60, superato in Calabria.

I ricercatori Invalsi sottolineano che le difficoltà si spalmano lungo tutto il percorso e che dunque va sfatato il mito negativo che il buco nero della scuola italiana siano i tre anni delle medie.

Ma è pure vero però che Roberto Ricci, direttore generale dell'Istituto, commenta così i risultati della terza media. «Possiamo dire che in larghe parti del Sud ci sono ragazzi che affrontano l'esame di terza media avendo competenze da quinta elementare». Insomma i tre anni sui banchi passano invano per moltissimi alunni.

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