Guerra in Ucraina

Allarme nel Mediterraneo. "Sorvegliate le navi russe"

L'ammiraglio De Carolis: "Confermo che ci sono. Le controlliamo da vicino insieme alla Nato"

Allarme nel Mediterraneo. "Sorvegliate le navi russe"

Se fino a questo momento abbiamo considerato la guerra in Ucraina cosa d'altri, se ne stiamo stati coinvolti solo emotivamente, divisi come siamo tra il partito del sostegno all'Ucraina e quello del lasciarla nelle mani dell'invasore russo pensando che alla fine, in un modo o nell'altro, tutto questo ci tangesse poco, ora dobbiamo iniziare a cambiare idea. E a preoccuparci un poco, non solo per le conseguenze economiche che hanno travolto l'Europa. Al di là di ogni ignavia, la guerra, o almeno una parte di essa, potrebbe bussare alle nostre porte. Perché l'ultimo allarme non arriva da una remota cittadina del Donetsk o da un martoriato villaggio del Kherson. Ma dal mar Mediterraneo. «Confermo la presenza di navi russe nel Mediterraneo. Per cui a noi il compito di sorvegliare e controllare da vicino queste navi. Un forte messaggio dal punto di vista della comunicazione strategica che l'Alleanza dà». Non lo ha detto uno dei tanti dubbi personaggi che popolano i talk show della nostra tv, magari per fare un po' di caciara, ma l'ammiraglio Aurelio De Carolis, comandante in capo della Squadra Navale.

Più che un allarme dunque la fotografia di una realtà che non può lasciare indifferenti e che alza il livello della preoccupazione anche nel nostro Paese. «Quello che tengo a evidenziare è che come Marina italiana ci muoviamo in un contesto pienamente sinergico con le altre Marine alleate che operano nel Mediterraneo e con tutte le altre operazioni», ha aggiunto l'ammiraglio, sottolineando come la visione nazionale sia la stessa della Nato con cui operiamo in stretta collaborazione. La certezza che conforta è che le operazioni della nostra Marina militare, fiore all'occhiello nazionale, siano garanzia di controlli accurati in grado di gestire anche una situazione complessa e potenzialmente esplosiva come questa. «È dall'inizio dell'anno che l'impegno della Marina italiana in attività operative è stato intensificato. Questo si traduce in un maggior numero di navi in mare, per cui uno sforzo più intenso per i nostri equipaggi, anche in occasione di queste festività. Sono diverse le nostre navi che sono in mare, tra cui il cacciatorpediniere Andrea Doria che è inserito nella forza permanente della Nato che opera nel Mediterraneo». Occhi aperti, dunque. Nella speranza che la minaccia che al momento la Russia rappresenta, venga disinnescata al più presto.

Per farlo, il ruolo dell'Occidente si fa sempre più importante, compreso quello dell'Italia. La telefonata dell'altro giorno tra Zelensky e la premier Meloni ha aperto all'invio di sistemi di difesa anti-aerei, con buona pace dei cosiddetti pacifinti che occupano alcuni scranni del Parlamento. Mentre secondo il New York Times l'amministrazione Biden ha lanciato un ampio sforzo per fermare la produzione e la consegna di droni iraniani alla Russia, armi tanto micidiali quanto decisive per il conflitto in Ucraina. Secondo le fonti di intelligence del quotidiano Usa, il piano americano punta innanzitutto a limitare il più possibile la capacità dell'Iran di fabbricare i droni e quindi rendere più difficile per le forze di Mosca di lanciare i mezzi kamikaze. In alternativa, si ragiona sulla possibilità di fornire a Kiev gli strumenti necessari per abbatterli prima che facciano danni. Lo sforzo americano nell'ultimo periodo sarebbe stato «ampliato e accelerato», soprattutto perché dalle analisi effettuate suo resti dei droni russi è emerso che diverse componenti delle stesse siano made in Usa. Russia sempre più isolata, quindi.

Ma che continua a far paura e non solo all'Ucraina.

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