Cronaca internazionale

Allarme Onu sulla strage "Possibili 50mila morti". Bebè salvo dopo 128 ore

Già oltre 25mila i decessi, ma potrebbero essere il doppio: "Peggior disastro in 100 anni"

Allarme Onu sulla strage "Possibili 50mila morti". Bebè salvo dopo 128 ore

Le cifre dei morti del terribile terremoto che sei giorni fa ha colpito la Turchia sono lì, sempre più imponenti. Fonti ufficiali parlavano ieri pomeriggio di oltre 25mila morti nei due Paesi, ma l'Onu ipotizza che il bilancio finale potrebbe superare i 50mila. «Sono sicuro che il bilancio dei morti raddoppierà o più», dice il sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths, secondo cui già così il sisma del 6 febbraio è «il peggior disastro degli ultimi 100 anni nella regione».

I numeri, però, per quanto orribili, sono astratti, irreali, perché senza volto. Poi guardi il video di uno dei bambini salvati negli ultimi giorni, incredibilmente vivi dopo molte decine di ore trascorse sotto alle macerie e ti sciogli in lacrime, perché vedi il filo di una vita che si riannoda alle altre vite e la tragedia appare più sopportabile. Così, è bello raccontare degli ultimi salvataggi, ora dopo ora più prodigiosi. Dopo 128 ore sono stati salvati ieri Arda, una ragazza di 13 anni ad Antiochia, e un neonato di appena due mesi in una località che l'agenzia turca Anadolu non specifica. Una bambina di due anni è stata salvata dopo 122 ore sempre ad Antiochia, mentre è durata 124 ore la lotta per la sopravvivenza di un'anziana di 83 anni nella provincia di Malatya. Un sedicennte, Kamil Can, è stato tratto in salvo dopo 119 ore a Kahramanmaras.

Le operazioni di soccorso vanno avanti tra mille difficoltà e affiorano la stanchezza, la disillusione, la paura. Ieri i membri dell'agenzia federale tedesca per i soccorsi dell'Isar hanno sospeso le operazioni nella provincia meridionale turca di Hatay per preoccupazioni per la propria sicurezza. I soccorritori se la devono vedere con il crescente scoramento della popolazione, esasperata per il dolore, la mancanza di cibo e di acqua, che provoca scontri e intimidazioni. «Al lutto sta lentamente seguendo la rabbia», afferma il direttore di Isar, Steven Bayer.

Sono almeno 6mila gli edifici crollati o pesantemente danneggiati dal sisma di magnotudo 7,8 di lunedì nella sola Turchia. E finora sono finite in manette 14 persone nelle province di Gazxiantep e Sanliurfa con l'accusa di negligenza. La procura avrebbe spiccato un mandato di arresto nei confronti di altre 33 persone nella città di Diyarbakir che sono accusate di aver modificato edifici danneggiandoli, come ad esempio togliendo colonne portanti per aumentare lo spazio a disposizione. Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che sta proseguendo il tour nelle località martoriate, ha parlato di centinaia di migliaia di edifici inagibili nel sud della Turchia e ha garantito che il processo di ricostruzione partirà già nei prossimi giorni e il pugno duro contro gli sciacalli.

Tutto il mondo sta inviando aiuti, per favorire i quali è stato anche aperto dopo 30 anni il confine tra la Turchia e l'Armenia attraverso il ponte di Margara, chiuso dal 1993. Appare al momento sbilanciato il sostegno economico giunto alla Turchia rispetto alla Siria sotto sanzioni, che ha 5 milione di persone colpite dal sisma e 200mila senza tetto nella sola Aleppo. Città questa dove ieri sono giunti i vertici dell'Oms e dell'Onu con 35 tonnellate di equipaggiamenti medici. Ieri sono partiti dall'aeroporto di Pisa due C-130 dell'Aeronautica Militare carichi di aiuti per la Siria, che transiteranno in Libano.

«L'umanità non deve fermarsi ai confini degli Stati, è necessario oltrepassare limiti e sanzioni per salvaguardare la vita umana», ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto.

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