Sono soddisfatti nella Lega per la prova di unità dimostrata soprattutto da Forza Italia. Il centrodestra «si conferma compatto dopo il voto sullo scostamento», spiegano dal partito di Salvini, «trova una sintesi su un tema molto delicato e divisivo come il Mes. Apprezzabile anche che Berlusconi abbia risposto a stretto giro all'appello di Salvini». Il capo della Lega era stato chiaro, nessuna divisione sul Mes, il centrodestra deve avere una linea unica, «chiunque in Parlamento approverà questo oltraggio, questo danno per l'Italia e per le generazioni future che è il Mes si prende una grande responsabilità. Se lo fa la maggioranza non mi stupisce, se lo fa l'opposizione ovviamente finisce di essere compagno di strada della Lega». L'alleanza richiede l'arte del compromesso, e in questo momento nel centrodestra la volontà è di procedere compatti, anche a costo di cedere qualcosa, ma reciprocamente (l'altro giorno, sul sì allo scostamento di bilancio, erano stati la Lega e Fdi a seguire l'orientamento indicato da Berlusconi). Dopo le frizioni delle settimane scorse, seguite ad una serie di uscite sul governo giudicate ambigue» dai leghisti, serviva una «prova di fedeltà» da parte degli azzurri, ed è arrivata su un capitolo, il Mes, a cui la Lega ma anche la Meloni tengono molto. Anche la leader di Fdi infatti è raggiante: «Fratelli d'Italia ringrazia gli alleati di Forza Italia, e in particolare Silvio Berlusconi, per aver deciso di votare no insieme a noi il 9 dicembre in Parlamento. Scriveremo insieme una pagina di storia, sarà l'ennesima prova di unità e di compattezza di un centrodestra che la maggioranza sperava inutilmente di riuscire a dividere».
La decisione di Fi è stata mediata da Licia Ronzulli, molto vicina a Berlusconi e da sempre sponsor dell'asse con Salvini. Una mossa che scontenta una parte di Forza Italia ma che si è resa indispensabile per ragioni di unità della coalizione, ed è condivisa dai vertici, anche dall'europeista Tajani che distingue tra il no alla riforma del Mes uscita dall'eurogruppo e «il sì all'utilizzo dei 37 miliardi per azioni anti Covid», che invece non sono in discussione. Così che si verifica un'inedita assonanza tra l'ex presidente del Parlamento europeo e un euroscettico doc come l'economista della Lega il deputato Claudio Borghi, che twitta: «Giusto Antonio Tajani, bene ripeterlo: si tratta di due cose del tutto diverse. Io spero di riuscire a convincervi anche sui 37 miliardi ma per ora il pericolo è la riforma e non ha nulla a che vedere con quelli».
Nella Lega commentano la mossa di Berlusconi come «un segnale importante della sua volontà di rimanere nel centrodestra». Ma non è l'unica lettura che viene data alla decisione del Cavaliere. Nei giorni scorsi il passaggio di tre azzurri alla Lega ha scatenato le voci sul possibile trasferimento di altri parlamentari berlusconiani nelle file della Lega. Ecco questo allineamento con la Lega serve anche a fermare «l'emorragia in Forza Italia. Ora saranno i pochi deputati e senatori che non sono d'accordo con questa mossa a dover decidere se restare nella coalizione o passare alla maggioranza» commentano i leghisti. Per Salvini, comunque, un segnale positivo anche per la sua leadership interna.
Esulta infatti l'ex ministro: «Anche oggi abbiamo dimostrato che il centrodestra unito vince. Settimana scorsa abbiamo costretto il governo ad aiutare partite Iva, artigiani e autonomi. In vista della manovra economica, insieme, sventeremo ipotesi folli come patrimoniale su casa e risparmi e nuove tasse».
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