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Alluvione, l'esecutivo cerca fondi per l'emergenza. L'opposizione pensa soltanto al commissario

Il ministro Musumeci: "Siamo al lavoro per individuare le risorse necessarie"

Alluvione, l'esecutivo cerca fondi per l'emergenza. L'opposizione pensa soltanto al commissario

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Emergenza o ricostruzione? Il nodo resta sul tavolo al termine della riunione, convocata ieri a Palazzo Chigi, tra il governo, i sindaci e la Regione, per definire la road map di uscita dalla fase critiche dopo l'alluvione che si è abbattuta in Emilia Romagna nel maggio scorso. I sindaci dei comuni colpiti dal maltempo guidati dal governatore Stefano Bonaccini aprono più fronti con l'esecutivo: la nomina del commissario, lo stanziamento dei soldi e i progetti di ricostruzione.

Il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci perde la pazienza e avverte: «Il governo non è un bancomat». I primi cittadini si presentano al tavolo con la lista dei danni. La prima stima, ancora provvisoria, dei danni causati dalle alluvioni di maggio in Emilia-Romagna è di 8,8 miliardi di euro. Di questi, 1,8 miliardi riguardano gli interventi per far fronte all'emergenza, molti dei quali già partiti in queste settimane. Il ministro Musumeci mette subito in chiaro: «Non è un tavolo per la ricostruzione ma un tavolo per l'emergenza, in attesa che venga nominato un commissario». La tensione sale. Lo scontro non si placa: «Il governo sta commettendo un errore grave continuando a non dare risposta sulla nomina di un commissario straordinario per l'emergenza» - attacca il sindaco e presidente della Provincia di Ravenna, Michele De Pascale. «Abbiamo rappresentato al governo- spiega De Pascale - che purtroppo le risorse stanziate finora vanno a coprire a malapena le prime spese per l'emergenza e gli ammortizzatori sociali». Il quadro portato dai sindaci è quello in definitiva di risorse insufficienti anche solo per le prime spese, mentre restano completamente scoperti indennizzi a cittadini e imprese. Tanto più per la riparazione di argini e strade. Il ministro Musumeci non si sbilancia e chiede copia della documentazione portata al tavolo, per verificarla, e annuncia «di essere al lavoro per individuare progressivamente le risorse necessarie». Sulla questione della nomina del commissario è rottura. Per il governo la nomina arriverà in un secondo momento. Bonaccini insiste: «Il tema delle risorse e dei tempi delle coperture è cruciale. Diversi sindaci ci segnalano che i funzionari fermano le ruspe perché non hanno copertura finanziaria. I primi 230 milioni di euro messi a disposizione li abbiamo già spesi e anche sui rimborsi vanno garantite subito famiglie e aziende; abbiamo avviato d'intesa con la Protezione civile nazionale il percorso per fare arrivare rapidamente i primi 5 mila euro, con un primo acconto di 3mila già entro metà luglio, ma ora sono necessari oltre 500 milioni per le imprese per i primi acconti da 20mila euro. Per questo, il Governo sulla nomina del Commissario alla ricostruzione decida chi ritiene, ma faccia in fretta, ne abbiamo bisogno al più presto perché la ricostruzione deve partire adesso, non tra un anno».

Si infila nella girandola di accuse e veleni il sindaco di Bologna Matteo Lepore: «Tutti noi sindaci abbiamo chiesto al Governo e al Parlamento principalmente di fare presto, di non lasciare passare tempo inutilmente.

Ogni giorno di ritardo nella creazione della struttura commissariale sta causando ulteriori danni e mancanza di coordinamento».

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