Almodóvar, Platini & C. moralisti col conto offshore

Dal regista di sinistra all'ex fuoriclasse sponsor del «fair play finanziario», ecco i paladini dell'etica che poi nascondono i soldi all'estero. L'imbarazzo di Cameron

Almodóvar, Platini & C. moralisti col conto offshore

«Il fondo gestito dal padre di David Cameron ha eluso le tasse in Gran Bretagna» titola il Guardian. I Panama-leaks svelano un imbarazzante retroscena famigliare sul premier britannico: il padre Ian (morto nel 2010, lasciando parte dell'eredità a David Cameron) ha guidato il fondo milionario Blairmore Holdings Inc con sede nelle Bahamas «senza pagare per 30 anni neanche un penny di tasse in patria».

Uno scandalo politico per il premier Cameron, solo «una questione privata» abbozza il suo portavoce. Possibile non sapesse dell'attività offshore del padre e di alcuni suoi finanziatori diretti? La domanda è inevitabile anche perché proprio Cameron si è fatto paladino della lotta ai paradisi fiscali. «È finita l'era delle società anonime in luoghi segreti - tuonò dopo una riunione a Downing Street - L'evasione fiscale è illegale e quindi criminale, l'elusione fiscale è immorale». Gli esempi a portata di mano, da quel che raccontano il file segreti trafugati dallo studio legale panamense Mossack Fonseca, non gli mancavano.Sull'orlo di una crisi di nervi è anche Pedro Almodóvar, genio del cinema iberico, «un uomo di sinistra che ha sempre votato a sinistra» (definì Papa Ratzinger e Berlusconi «un incubo per l'Europa») che al quotidiano El País consegna la sua visione politica contro il neoliberismo che mette i soldi al centro di tutto: «Il cambiamento urgente da fare? Dare a tutti gli spagnoli un tetto e tre pasti al giorno. La politica deve preoccuparsi del dolore dei cittadini, delle loro fragilità. L'economia ha preso il posto dei bisogni delle persone, che sono il centro della politica». Un appello toccante, come i suoi film più riusciti.

Ma anche il denaro esentasse, oltre ai bisogni del popolo, rientrano nelle preoccupazioni di Almodóvar se è vero, come dimostrano i documenti panamensi, che il regista e suo fratello Augustìn hanno fondato una società offshore alle isole Vergini britanniche, la Glenn Valley Corporation, proprio negli anni dei primi successi di incasso. «Io e mio fratello non abbiamo commenti da fare sulla questione - si difende Augustìn Almodóvar - Sia io che Pedro siamo in regola con i nostri obblighi tributari e fiscali». Quelli più recenti, con la loro casa di produzione «El Deseo», quanto invece ai soldi finiti negli anni scorsi nei conti segreti caraibici, no comment.E che dire di Michel Platini, fuoriclasse francese che da presidente della Uefa si è battuto per l'affermazione di un «valore» fondamentale, il «fair play finanziario», per cui i club devono dimostrare di essere trasparenti e in regola con i debiti anche fiscali. Platini sostiene di aver seguito il principio del fair play anche nelle finanze personali. Secondo Le Monde (la fonte sono sempre i Panama Papers), Platini sarebbe amministratore unico della Balney Enterprises Corp., società costituita a Panama nel 2007 poco dopo la sua nomina alla Uefa. Furbetto del paradiso fiscale anche Platini? Il campione prova il dribbling: «I miei affari, i miei conti e partecipazioni sono conosciuti dalle autorità della Svizzera (dove risiede, ndr), e non ho null'altro da aggiungere».

Ha poco da aggiungere anche Sigmundur Gunnlaugsson, premier dell'Islanda noto (si fa per dire) per aver sfidato la Ue sul salvataggio delle banche islandesi. Salvo scoprire, ora, che di quelle banche è azionista, con la moglie, tramite società mai dichiarate alle Isole Vergini. Anche lui progressista offshore.

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