Un morto, due dispersi e tanti sogni infranti. È l'ultimo, tragico, bollettino che arriva dal Nepal dove, in due spedizioni diverse, un alpinista italiano ha perso la vita al campo base dello Yalung Ri, 5630 metri di altitudine, mentre altri due connazionali, il vicentino Stefano Farronato e il milanese Alessandro Caputo, risultano dispersi da sabato sulla parete dello Panbari.
Non si tratta della prosopopea della caccia ad un Ottomila a tutti costi. Gli italiani sono tutti scalatori esperti: avevano scelto cime più basse, fra i cinquemila e i seimila metri ed avevano scelto l'autunno, una stagione di transizione, prima dell'arrivo del generale inverno, che rende l'Himalaya un regno per soli addetti ai lavori e super professionisti dell'alpinismo.
Ottobre e novembre, invece, sono sinonimo di minor affollamento, cieli limpidi la notte e tersi di giorno. Non è andata bene, però, al gruppo internazionale ci sarebbero anche americani e canadesi - che stava salendo lo Yalung Ri, una perla nascosta del Rolwaling, distretto di Dolakha, regione del Langtang: la cima attira appassionati da tutto il mondo; sul tavolo servono 19 giorni da Kathmandu per raggiungere Shigati. Servono poi circa 3mila euro, esclusi viaggi, permessi, extra ed imprevisti. Ieri al campo base della montagna che conduce anche ad un'altra cima, il Dolma Khang, quota 6.332, erano in molti, compresi diversi sherpa, quando una valanga si è portata via tutto in pochi attimi.
Sono sette le vittime e quattro i feriti accertati: fra di esse anche un italiano. "Nelle ultime settimane il ciclone Montha, formatosi nel Golfo del Bengala ha sconvolto il meteo" spiega Gyan Kumar Mahato, vice sovrintendente di polizia. "In diversi punti dell'Himalaya è stato necessario soccorrere circa 1.000 persone e ci sono stati già 3 morti" aggiunge Sagar Pandey, presidente della Nepal Trekking Agencies Association. La zona dello Yang Ri, inoltre, è interdetta ai normali voli in elicottero: serve una deroga. Quando è arrivata, però, il meteo è rimasto difficoltoso.
Sono ore di apprensione anche ai piedi del Panbari Himal, una vetta di 6.887 metri, fra Gorkha e Manang. Qui, secondo il distretto del Turismo nepalese, un terzetto di italiani, in estensione ad un viaggio, partito il 7 ottobre con "Avventure nel Mondo" stava risalendo la montagna che offre uno scorcio mozzafiato sugli Ottomila metri del Manaslu. Il gruppo, però, è stato investito dalle forti nevicate fra Campo 1 e Campo 2. Di Farronato, 51 anni, alla sua 19sima spedizione, e di Caputo non si hanno più notizie da 3 giorni. A dare l'allarme è stato il compagno, Valter Perlino: 64enne veterinario piemontese di Pinerolo, ha all'attivo anche una salita all'Everest. Da Campo 2 aveva deciso di scendere. Oggi sa che quel problema al piede potrebbe avergli salvato la vita. Il dolore gli ha impedito di proseguire e viste le nevicate avrebbe consigliato anche agli altri di perdere quota.
Quando, poi, non li ha visti rientrare nei tempi stabiliti e non è riuscito a mettersi in contatto via radio, ha fatto scattare la macchina dei soccorsi".
Evacuato in un primo momento in elicottero, ora si trova di nuovo in quota, insieme alle squadre dei soccorritori, in stretto contatto con il consolato generale onorario di Kathmandu. "Ferronato ha lavorato per il Comune come tecnico forestale - dichiara Nicola Finco, sindaco di Bassano del Grappa - È una persona esperta, lo aspettiamo a casa".