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Alta tensione nel Pd, spira vento di scissione. Lo sfogo: "Neanche Renzi occupò tutto come Elly"

Ventuno lettiani hanno disertato la riunione di area. Bonaccini: "Unità"

Alta tensione nel Pd, spira vento di scissione. Lo sfogo: "Neanche Renzi occupò tutto come Elly"

Stefano Bonaccini si ribella alle «purghe» di Elly Schlein. La neosegretaria del Pd taglia la testa all'ala moderata, schierata al congresso con il governatore dell'Emilia Romagna, e occupa per i suoi fedelissimi tutte le poltrone. Al Nazareno la tensione è altissima.

Con il Giornale un dirigente dem di primo piano e legato a Bonaccini si sfoga: «Macché democratica, Schlein non condivide le decisioni. Dobbiamo sperare nelle correnti, altrimenti saranno anni duri. Manco Renzi arrivò a occupare tutti gli incarichi come sta facendo Elly».

Dalla squadra del governatore un altro fido rincara: «Schlein ha proposto gestione unitaria e poi ha scelto senza interlocuzioni i due capigruppo (Boccia e Braga)». Parole che cristallizzano il clima di veleni e scontri che si respira nel Pd.

In ballo la scelta dei nuovi capigruppo e la nomina della segreteria nazionale. Schlein vuole lasciare le briciole agli sconfitti. Sui capigruppo nessuna apertura. I due nomi sul tavolo sono Francesco Boccia (Senato) e Chiara Braga (Camera). A Bonaccini nulla. L'accordo non si chiude. E per evitare lo strappo Schlein potrebbe essere costretta a cedere a un esponente dell'area Bonaccini uno dei due capigruppo. La corrente liberal è già in fuga. Mentre si registra il primo scossone. La scissione si consuma tra i fedelissimi del governatore dell'Emilia Romagna: 21 parlamentari, tutti lettiani, non hanno partecipato alla riunione di area che si è svolta ieri. Una riunione in cui il presidente del Pd ha aggiornato tutti sulla situazione interna al partito senza poi avviare il dibattito.

«Mantenere la tensione unitaria», è in estrema sintesi il messaggio politico lanciato dagli scissionisti lettiani che hanno utilizzato il nome «Ulivisti 4.0».

Tra gli assenti alla riunione spicca il nome di Pina Picierno, candidata al ruolo di vicesegretario con Bonaccini, passata già sul carro di Elly.

Tra gli altri «desaparecidos» spuntano i nomi di Marco Meloni, Antonio Nicita, Nicola Irto, Enrico Borghi, Lorenzo Basso, Silvio Franceschelli; i deputati Andrea Casu, Marco Simiani, Stefano Graziano, Anna Ascani, Toni Ricciardi, Matteo Mauri, Irene Malavasi, Irene Manzi. «Ma ci sono altri parlamentari, che non hanno sostenuto Bonaccini, che condividono le nostre posizioni», spiega uno degli Ulivisti 4.

Nella riunione di corrente, Bonaccini va subito al cuore dello scontro: la scelta dei capigruppo: «Elly mi ha rappresentato il suo orientamento sui capigruppo la settimana scorsa e mi sono sentito in dovere di consigliarle subito prudenza. Non perché io creda che spetti a me dare pagelle sui nomi, ma perché penso che coi gruppi parlamentari vada costruito un rapporto positivo: da un lato rispettoso della linea uscita al congresso ma al tempo stesso rispettoso dell'autonomia dei gruppi e degli orientamenti che ci sono» - spiega il governatore. Che poi lancia un ultimatum: «Prima di partire per qualche giorno in una missione in Texas che avevo fissato da mesi, ho pensato fosse giusto raccogliere questo appello e dirvi che, se lo ritenete utile, mi muoverei come la segretaria mi ha proposto ancora stamattina: proseguire nel confronto per capire come intende comporre il quadro complessivo nelle prossime ore, auspicabilmente da qui a lunedì. La linea e i nuovi assetti nei gruppi e nella segreteria. Per questa ragione vi proporrei di procedere così: non aprirei un dibattito su un quadro che manca di troppi elementi e userei il tempo che ci separa a lunedì per andare a chiuderli, a vedere qual è la proposta complessiva che Elly fa». Si attende la mossa di Schlein.

Martedì sarà sciolto il nodo.

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