Coronavirus

Alto Adige, stagione sciistica a rischio. Bolzano vuole il lockdown all'austriaca

Boom di contagi nella provincia (che per ora resta bianca). Ma ora c'è paura per il Natale: "Chiusure soltanto per i No Vax"

Alto Adige, stagione sciistica a rischio. Bolzano vuole il lockdown all'austriaca

L'Alto Adige trema. I numeri del contagio continuano a crescere, anche se come vedremo per questa settimana dovrebbe essere scongiurato il pericolo di finire in fascia gialla. Il Natale si avvicina, però, e il timore è che future probabili restrizioni mettano a rischio sia i tradizionali mercatini di Natale sia la stagione sciistica, vero driver dell'economia altoatesina. Per questo da Bolzano si chiede al governo la possibilità di applicare il modello già in vigore nella vicina Austria, una sorta di lockdown per le sole persone non vaccinate, che nella provincia autonoma sono molte, non tanto nel capoluogo quanto nelle valli, culturalmente più refrattarie al vaccino: in Alto Adige sono senza nessuna dose 18,2 abitanti sopra i 12 anni su 100, solo Calabria e Sicilia sono meno protette.

Ieri nella provincia autonoma si sono contati 365 nuovi contagi, più o meno quanto nelle ben più grandi Toscana e Puglia, e l'incidenza dei contagi ha toccato quota 407 casi settimanali ogni 100mila abitanti (il dato nazionale è 92). A salvare per il momento l'Alto Adige il fatto che negli ultimi giorni i ricoveri abbiano rallentato: ieri i pazienti Covid-19 finiti in area non critica erano 70, il 14 per cento dei 500 posti disponibili (si entra in zona gialla con il 15 per cento), e quelli in terapia intensiva 8 sui 100 letti disponibili (per il giallo serve il 10 per cento). Perché la situazione precipiti mancano 5 ricoverati ordinari e 2 gravi. Difficile che accada entro oggi. Per lo stesso motivo si dovrebbe salvare anche l'altra regione in bilico, il Friuli-Venezia Giulia: l'incidenza dei contagi (291 casi ogni 100mila abitanti) e l'occupazione delle terapie (14,29 per cento) sono già da giallo ma quella dei posti letto in area non critica è sotto il livello di allarme (13,16 per cento). Qui mancano 14 ricoverati per far saltare il banco.

L'Italia resterà ancora tutta bianca, ma c'è poco da sorridere. Il bollettino di ieri fa segnare il record di contagi degli ultimi sei mesi: 10.172, più o meno quanto l'8 maggio, quando con 10.176 si superò per l'ultima volta quota diecimila. Negli ultimi giorni il tasso di aumento settimanale dei contagi sembra essersi assestato attorno al 25-27 per cento, ciò che ci proietterebbe a inizio dicembre attorno ai 200 casi ogni 100mila abitanti. Il fatto che il tasso di crescita stia rallentando (la scorsa settimana fu del 42 per cento) fa però sperare che possa arrivare presto il plateau che prelude alla discesa. La situazione appare comunque piuttosto fluida.

Meno allarmante la situazione dei decessi e dei ricoveri, a dimostrazione del fatto che le vaccinazioni proteggono soprattutto dalle conseguenze gravi del Covid-19. Ieri si sono contati 72 morti, ma va detto che nei giorni centrali della settimana il dato è sempre più alto. I morti degli ultimi sette giorni sono 414, in aumento del 26,60 per cento rispetto ai 327 dei sette giorni precedenti. Resta abbastanza sotto controllo la situazione nei reparti ospedalieri. Ieri si contavano 4.060 ricoverati in area non critica, con un aumento di 90 casi rispetto al giorno precedente ma con un tasso di occupazione ancora tranquillizzante, pari al 7,05 per cento. Sono 486 i ricoverati in terapia intensiva, solo 5 in più di martedì e il tasso di occupazione è del 5,36 per cento. In sette giorni i ricoverati «normali» sono passati da cresciuti da 3.447 a 4.

060 (+17,78 per cento) e quelli in emergenza da 423 a 486 (+14,89 per cento).

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