I l reato di autoriciclaggio, nell'ultima versione confezionata dal governo Renzi, arriverà domani alla commissione Finanze della Camera, sotto forma di un emendamento alla legge sul rientro dei capitali.
Fanno gola, soprattutto a via XX Settembre, i miliardi che potrebbero finire nelle esangui casse statali e la maggioranza preme perché il provvedimento che dovrebbe facilitare l'operazione arrivi in aula il 10 ottobre e per metà mese venga approvato a Montecitorio.
Ma i dettagli sono importanti nel testo che introduce nel codice penale il reato commesso da chi «ripulisce» denaro che già ha ottenuto illecitamente e le polemiche sono forti sia da parte di chi lo ritiene troppo debole sia da chi lo considera eccessivamente punitivo.
Due fronti opposti sui quali, tanto per cambiare, si trovano la magistratura che vede scelte «soft» per salvare soprattutto i colletti bianchi e Forza Italia che, invece, teme un campo d'applicazione così esteso da lasciare grande discrezionalità ai pm e rafforzare il rischio di una sorta di «epidemia penale».
Anche il Ncd finora ha espresso forti preoccupazioni sull'autoriciclaggio, ma sembra che le obiezioni siano rientrate dopo l'intesa raggiunta pochi giorni fa dai ministeri della Giustizia e dell'Economia (all'incontro tra i ministri Boschi, Orlando e Padoan c'era il viceministro alfaniano alla Giustizia Costa).
Un compromesso che cancella la non punibilità, prevista nel primo testo del Guardasigilli, per chi ha ottenuto illecitamente il denaro che poi ha riciclato con un reato dalla pena inferiore a 5 anni.
Adesso, invece, l'emendamento prevederebbe in questo caso una pena aggiuntiva da 1 a 4 anni, mentre la condanna sarebbe da 2 a 8 anni se il reato presupposto supera il tetto dei 5 anni. Un doppio binario, insomma.
Rimarrebbe fuori chi impiega il denaro frutto di un reato per il «godimento personale» e non per attività economico-finanziarie: questo per non punire due volte uno stesso fatto e incorrere in profili di incostituzionalità. Ma dalle toghe già vengono dure contestazioni.
Le perplessità degli azzurri, invece, rimangono forti perché la nuova fattispecie di reato sarebbe così allargata da aumentare il potere delle procure, consentendo di scegliere chi colpire e chi no. Insomma, se l'ultima formulazione dell'atteso emendamento del governo fosse quella anticipata in questi giorni sarebbe un peggioramento rispetto alla prima.
Su questa situazione intricata preme il ministero dell'Economia, alla caccia di denaro fresco che serve al governo Renzi come l'aria. La norma, sostengono i suoi emissari anche in commissione Finanze, dev'essere tale da spaventare a dovere chi ha capitali all'estero o li ha occultati in Italia, inducendo gli interessati ad approfittare in massa della «finestra» di un anno (la scadenza era fissata al 30 settembre 2015, ma potrebbe essere spostata in avanti) in cui si potranno avere «sconti» se ci si autodenuncia, evitando multe e pene pesanti.
«Ma non si può modellare una norma penale - ammonisce Francesco Paolo Sisto di Fi - per un fine utilitaristico secondario e cioè stimolare il rientro dei capitali. Un reato di questo genere è molto delicato: ogni parola, anche ogni virgola, vanno soppesati bene per non cambiare lo spirito della norma». Così, non appare in discesa il cammino dell'autoriciclaggio, che il governo Letta ha già tentato di introdurre con un decreto legge poi abortito e il governo Renzi, dopo aver lasciato spazio all'iniziativa parlamentare (Pdl al Senato di Grasso, alla Camera del dem Causi e dell'azzurro Capezzone), ha rilanciato con il testo presentato in Consiglio dei ministri il 29 agosto.
Ma l'operazione rientro capitali in cui è inserito il nuovo reato
non può saltare, a costo di fare un nuovo decreto legge o di assorbire la norma nella legge di Stabilità. «L'importante - avverte un parlamentare azzurro - è non ammazzare i genitori per andare alla festa degli orfanelli».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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